Bruxelles, la guerriglia dei trattori: roghi, idranti e lacrimogeni nel cuore della capitale Ue

BRUXELLES - Per un giorno Bruxelles viene messa a ferro e fuoco dagli agricoltori che protestano contro la politica europea. Mentre era in corso il Consiglio dei ministri Ue dell’Agricoltura un migliaio di trattori hanno invaso il centro della capitale belga e in particolare il quartiere europeo. Davanti alla sede del Consiglio, a un passo dal Parlamento nonché a pochi metri dalla sede della Commissione, i contadini hanno bloccato le strade riversando segatura e paglia. Diversi gli incendi e numerosissimi gli scontri con la polizia. L’avanzata dei contadini, che hanno raggiunto il cuore storico brussellese, la Grand Place, è stata spesso fermata dagli idranti e i lacrimogeni. Persino l’accesso stradale all’aeroporto per diverse ore è stato interdetto.

A sfilare soprattutto gli agricoltori belgi e francesi. Ma erano presenti delegazioni di quasi tutti i Paesi dell’Unione. Per l’Italia anche Coldiretti e Confagricoltura hanno partecipato alla manifestazione.

La protesta si è chiusa solo nel tardo pomeriggio. Soprattutto dopo che i ministri europei dell’Agricoltura - e anche la Commissione Ue - hanno annunciato la disponibilità a cambiare la Pac, la Politica agricola comune. Perché i contadini contestano in particolare le condizioni “ecologiche” per ottenere i finanziamenti. L’uso di pesticidi, la rotazione delle coltivazioni, il “riposo” del terreno. In più le norme previste dal Green Deal, la concorrenza dei prodotti del sud America e quella del grano ucraino.

«I 27 Stati membri – ha annunciato il ministro belga dell’Agricoltura, David Clarinval, in qualità di presidente di turno dell’Ue - sono fermi nel dire che la situazione non può rimanere così com’è e che è necessario adottare un’azione rapida e altre misure a lungo termine a livello dell’Unione europea». Alla fine del Consiglio dei ministri europei è dunque partito un invito alla Commissione a prevedere «nuove misure più ambiziose». Del resto il pressing di tutti gli Stati membri – alle prese con le prossime elezioni europee e quindi con la necessità di non far degenerare il rapporto con gli agricoltori – è stato insistente. Dalla Francia all’Ungheria, alla Spagna . E il Commissario all’Agricoltura, il polacco, Janusz Wojciechowski, alla fine ha sottolineato la possibilità «di riaprire i negoziati sulla Politica agricola comunitaria». Il problema semmai sono i tempi. Perché la legislatura europea e in scadenza così come la Commissione. Si tratta di un intervento da realizzare in tre mesi. Sicuramente prima dell’apertura delle urne.

Per l’Italia canta vittoria la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, anche se nel nostro Paese è stato proprio il suo governo ad aumentare l’Irpef agricola. Quella «contro la concorrenza sleale dei prodotti che arrivano da nazioni terze che non rispettano le stesse regole sanitarie, ambientali e sociali che i nostri agricoltori e pescatori sono vincolati a rispettare, è una battaglia decisiva. Per questo, l’Italia si farà portavoce delle richieste degli agricoltori».

«Ora spetta alle istituzioni - ha avvertito il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti nel corso dell’Assemblea che si è svolta proprio a Bruxelles - dare una risposta efficace e non oltre marzo. Diversamente, le proteste aumenteranno». «Abbiamo bisogno di tempi certi e urgenti - ha ribadito il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini - per la maggiore flessibilità sugli aiuti di stato e sulle semplificazioni della pac».