Guerra in Medio Oriente, la Casa Bianca insiste per una tregua duratura. Liberi un’altra decina di ostaggi, ma Israele e Hamas si accusano di violare il cessate il fuoco

Anche ieri sono proseguiti gli scambi di prigionieri tra israeliani e Hamas: 10 ostaggi, soprattutto donne anziane del kibbutz di Nir Oz, e due thailandesi sono stati liberati in cambio della scarcerazione di altri 30 detenuti palestinesi (15 donne e 15 minori). Il protocollo è ormai collaudato ma Tel Aviv ha già fatto sapere di non essere disposto a prolungare la tregua, che dovrebbe scadere giovedì all'alba, oltre la prossima domenica per un totale di 10 giorni.

Una tregua che ha finora concesso un po' di sollievo alla popolazione civile di Gaza, grazie anche a un afflusso sempre maggiore di aiuti umanitari, ma sul terreno appare già appesa a un filo. L'esercito israeliano ha infatti denunciato che tre ordigni telecomandati sono esplosi nel nord della Striscia, di cui due «vicino all'ospedale Rantisi, sulla linea del cessate del fuoco», un terzo nelle vicinanze di un'unità della Brigata 261. L'Idf ha affermato che in uno di questi episodi è stato aperto il fuoco contro i soldati, che hanno risposto all'attacco. «Alcuni militari sono rimasti feriti in modo non grave», ha aggiunto il portavoce. Hamas ha a sua volta accusato Israele di «una palese violazione dell'accordo per il cessate il fuoco», alla quale «i nostri combattenti hanno reagito».

L'incidente non ha avuto seguiti, ma tanto è bastato a far temere il peggio. Sul tavolo dei negoziatori, ci sarebbe anche il tentativo di allargare l'accordo al rilascio degli ostaggi uomini e dei militari israeliani, in cambio di un numero molto maggiore di palestinesi rispetto al rapporto 3 a 1 dell'attuale intesa (il Wsj parla di migliaia) e di un cessate il fuoco a lungo termine. Burns sta premendo inoltre per l'immediata liberazione degli ostaggi americani, stimati in un numero tra 8 o 9, mentre nei prossimi giorni è atteso di nuovo in Israele e Cisgiordania il segretario di Stato, Antony Blinken, per ribadire «il diritto di Israele a difendersi in linea con il diritto umanitario internazionale» e discutere di come continuare «gli sforzi per garantire il rilascio degli ostaggi, proteggere i civili durante le operazioni israeliane a Gaza e accelerare gli aiuti umanitari», ha fatto sapere il Dipartimento di Stato.

Il premier Benyamin Netanyahu ha però insistito sul fatto che una volta che saranno riportati a casa gli ostaggi previsti dall'accordo, e cioè «donne, bambini e stranieri», Israele «continuerà la battaglia» contro Hamas. Ma in vista dell'operazione militare nel sud della Striscia, gli Stati Uniti vogliono comunque convincere Israele a condurre «una campagna diversa«, a muoversi «con estrema attenzione per ridurre al minimo la conseguenza di ulteriori, significativi sfollamenti» e in modo «da evitare il più possibile i conflitti con le strutture umanitarie, compresi i numerosi rifugi delle Nazioni Unite situati nel centro e nel sud di Gaza».

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