Pozzecco (c.t Italia basket): «Fare le convocazioni è orrendo. Mia moglie dice che esagero»

di Daniele Dallera

Il c.t dell’ItalBasket Gianmarco Pozzecco si racconta: �Chiedo ai giocatori di volersi bene. Cos� ci si diverte e si vince. La maglia della Nazionale va amata e rispettata�

Pozzecco (c.t Italia basket): «Fare le convocazioni è orrendo. Mia moglie dice che esagero»

Gianmarco Pozzecco in splendida forma, potrebbe giocare anche adesso, il talento non si dimentica e non ha messo su un chilo di grasso o un grammo di pigrizia. Attivo, riflessivo, quasi una bestemmia per chi lo vede in campo sempre agitato, magari troppo, in particolare con gli arbitri, concentrato sulla sua Nazionale di basket, impegnata nelle qualificazioni europee e soprattutto in quelle olimpiche, una missione difficilissima. Pozzecco in questi giorni ha anche dei time out di malinconia, perch� il suo capolavoro, la piccola Gala, un anno appena sbocciato, � lontana insieme alla mamma Tanya , �la donna che mi ha cambiato la vita…�. Giusto cos�, lui � impegnato con l’Italia da lanciare, da seguire e anche da coccolare. �Leggevo un saggio interessante: un padre, ma anche chi ha un ruolo di leadership, deve avere fiducia nei figli e cos� anche in chi deve seguire e fare un percorso. Capire quello che il figlio, nel mio caso anche un giocatore, pu� dare: tocca a me dopo metterlo nella migliore condizione per raggiungere gli obiettivi. Io come allenatore parto dalla fiducia�.

Ma cos� non si espone alla fregatura?
�Pu� darsi, ma lo devo fare. Per mettere in piedi una squadra, un gruppo affidabile, i miei giocatori devono sopportare questa responsabilit�, essere consapevoli che io mi occupo di loro�.

Da c.t. � difficile formare una squadra?
�La prendo larga, ma ci arrivo. Si parla tanto di squadra e poco di individualit�, un aspetto questo fondamentale, ma un po’ trascurato: le squadre sono fatte di individui, il mio compito � agevolare la loro vita di giocatori�.

Come si fa?
�Devo fare scelte non solo logiche ma anche compatibili l’una con l’altra. Indispensabile non chiedere ai giocatori compiti contraddittori. La prima esigenza di un allenatore si chiama squadra, avere uno spirito di unione. Per�, cosa pu� accadere? Che il tecnico non faccia nulla perch� tutto ci� avvenga. Per esempio che tratti male il proprio staff, che sia autoritario, poco rispettoso. Tutto questo non � accettabile. Mai dimenticare che ci si confronta con individui, giovani e uomini di generazioni diverse, con sensibilit� differenti: bisogna conoscere il tuo interlocutore. Io chiedo ai giocatori di volersi bene�.

Ma non esagera?
�Lo sostiene anche mia moglie, che forse pretendo troppo. No, lo ritengo necessario, naturalmente tutto questo deve essere rivolto al gioco, a quello spirito di squadra necessario per ottenere il miglior risultato. Per vivere questo rapporto, l’amicizia non c’entra, non � questa la mia dimensione, bens� quella di un allenatore in grado di dare indicazioni tecnico tattiche credibili�.

A volte lei passa pi� per grande motivatore.
�L’etichetta non mi disturba. E sa perch�? Io spendo ogni mia energia sulle cose che contano. E per me vale il giudizio dei giocatori, della squadra, dello staff, del presidente Petrucci ovviamente. Sono questi i rapporti importanti, � fondamentale la qualit� tecnica che mi viene riconosciuta�. Qui a Pozzecco scappa una risata convinta, spontanea: �Ho un grande rispetto per il mio staff, vado oltre e non esagero: adoro i miei assistenti, chi lavora e collabora con me. Sono attaccato, criticato perch� do l’impressione che siano loro ad allenare mentre io sto seduto in panchina: il mio assistente in piedi ad agitarsi, a dare ordini e io seduto. Parto da un concetto, ribadisco: la fiducia. Poi dalla convinzione che nessuno � indispensabile, al massimo siamo importanti se svolgiamo bene il nostro lavoro di insieme�.

Qual � il suo rapporto con il presidente federale Gianni Petrucci?
�� sempre presente, lui c’� e io lo so. Faccio un esempio: quando sono stato attaccato da Tony Parker, nella mia esperienza all’Asvel in Francia, Petrucci � intervenuto, mi ha difeso. Ho molto apprezzato�.

Difficile fare il c.t.? Come � il momento delle convocazioni?
�� orrendo�.

Addirittura?
�La scelta � la parte pi� complicata del mio mestiere. Lavoro molto, come si � capito, con il mio staff ma la responsabilit� della convocazione ricade giustamente su di me. Petrucci e io siamo diversi, ma poi non cos� tanto: nel rispetto del suo ruolo cos� prestigioso, lo considero un amico. Entrambi non ci prendiamo troppo sul serio, siamo consapevoli che non salviamo delle vite, che ci sono realt� pi� importanti, che la base del nostro compito � divertire, questo � anche il miglior modo per un giocatore di vivere la Nazionale�.

Come deve essere il giocatore della Nazionale di Pozzecco?
�Il presidente Petrucci e io abbiamo stabilito un principio: la maglia azzurra va rispettata e amata. I giocatori per primi devono viverla cos�, con questo valore, subito recepito dalla gente e dai tifosi che rispetteranno e ameranno la Nazionale�.

L’Italia andr� all’Olimpiade di Parigi?
�� difficile, ma io ci credo�.


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18 febbraio 2024 (modifica il 18 febbraio 2024 | 07:27)

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