�Piangeva e urlava: “mamma non mi lasciare, se mi portano di nuovo laggi� io mi impicco”. Attorno c’erano gli agenti e hanno sentito tutti, ma non hanno fatto nulla. Lo hanno riportato in cella e lo hanno lasciato morire come un cane. Lo Stato me l’ha ammazzato�. Roberta Faraglia racconta cos� l’ultimo drammatico colloquio nel carcere Montacuto di Ancona con il figlio Matteo Concetti, 25 anni, detenuto per reati contro il patrimonio.
Matteo, 25 anni, suicida in cella. La madre: «Mio figlio l’aveva detto, ma nessuno ha fatto nulla»
Il drammatico racconto della madre che era stata a colloquio alcune ore prima. �Era disperato, soffriva di una patologia psichiatrica e aveva bisogno di cure�. Ilaria Cucchi: �Nelle sue condizioni non doveva stare l�

� la mattina del 5 gennaio. La donna lascia il carcere terrorizzata. Non sapendo pi� a chi chiedere aiuto chiama al telefono Ilaria Cucchi. Le racconta di suo figlio �malato psichiatrico e tenuto in isolamento senza che nessuno lo curi�. Alle 20 la richiama per dirle che Matteo si � suicidato. �Fino all’ultimo ha continuato a urlare che si sarebbe ammazzato — racconta Roberta —. C’era anche un’infermiera del Sert. L’ho supplicata di aiutarmi, di chiamare un medico, di metterlo in sicurezza, di fargli un Tso. Ho chiesto di parlare con il direttore. Niente. E quando l’agente l’ha portato via Matteo gliel’ha ridetto: “Se torno gi� mi ammazzo”. E quello ha replicato: “E io ti denudo, cos� non hai come impiccarti”�.
La famiglia di Matteo ha gi� presentato denuncia ai carabinieri. Sar� ora la Procura a decider� come procedere per stabilire se questa morte si poteva evitare. La madre parla di un �delitto annunciato� e ricostruisce i tanti allarmi inascoltati. Il 25enne aveva una patologia psichiatrica per la quale era in cura. In passato era stato anche in una comunit� terapeutica. �Per questo avevo mandato due pec, l’ultima il 28 dicembre, perch� mio figlio stava male. Mi diceva: “portatemi in ospedale. Ho il cervello che mi scoppia”. Ma questi problemi sono cominciati a Ancona. Fino a quando era a Fermo stava bene, anche se era in carcere�.
Solleva dubbi persino sul suicidio. �Vorrei capire dove si � impiccato, visto che era alto e palestrato e nella cella non c’� n� un lavandino, n� un termosifone. Faceva tanto freddo che era costretto a portare due paia di pantaloni�. E si chiede: �Come si pu� impiccare un detenuto in isolamento, dove non si dovrebbe avere niente, neanche i lacci delle scarpe? E invece mi hanno ridato le sue scarpe con i lacci e infangate. Ma com’� possibile visto che non poteva andare da nessuna parte?�.
A Matteo mancavano da scontare altri otto mesi. All’inizio aveva goduto di un regime alternativo: lavorava in una pizzeria con l’obbligo di far rientro a casa entro un certo orario. Ma aveva violato di un’ora il rientro e per questo il giudice lo aveva mandato in carcere. Prima a Fermo e da novembre ad Ancona. �Per un’ora di permesso lo hanno messo in carcere — si dispera la madre —. Il giudice si dovrebbe vergognare. Anche lui ce l’ha sulla coscienza. Mio figlio aveva bisogno di cure. Era giusto che scontasse la sua pena, ma in modo adeguato alla sua patologia�.
Ma come c’era finito in isolamento? Per una lite con gli agenti hanno sostenuto dal carcere, ma anche su questo la madre ha un’altra versione. �Matteo e altri detenuti avevano protestato per le condizione del carcere. Gli avevano fatto bere anche l’acqua non potabile e si erano ammalati tutti. Lui ci ha scritto una lunga lettera su quello che succedeva in quel carcere�. Ilaria Cucchi, che ha scritto al sottosegretario alla Giustizia Delmastro, parla di �una vicenda gravissima, nelle sue condizioni questa persona non doveva stare in carcere�. Sullo sfondo la situazione del carcere di Ancona. �Ci sono stata poco prima a Natale e la situazione � drammatica, proprio per il sovraffollamento�.
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7 gennaio 2024 (modifica il 7 gennaio 2024 | 22:54)
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