Vannacci, Rackete, Salis e gli altri: chi sono i nuovi eurodeputati (e chi saluta il Parlamento Europeo, come Giarrusso)
Parlamento Europeo, ecco chi debutta e chi lascia: Ilaria Salis è insieme ai genitori, l’ultrà di AfD Droese si presenta con un motto pro Trump. Volti (e bizzarrie) della nuova Aula del Parlamento europeo
DAL NOSTRO INVIATO
STRASBURGO - «Sono tutte persone nuove che ho il piacere di stigmatizzare». Cosa volesse dire il generale Vannacci, in una pausa durante il primo giorno dei lavori del Parlamento europeo, lo sa solo lui. Comunque è raggiante, sfiora Letizia Moratti che lo guarda sorpresa. «Ilaria Salis? Non ho ancora avuto il piacere di incontrarla, invece mi è passata accanto Carola Rackete». Il generale contro la comandante della Sea Watch: lancia un’occhiataccia di sottecchi come dimostra inesorabilmente una foto d’Aula. Di fronte al giardino verticale nell’edificio Louise Weiss osserva: «Sembrano liane, ci si può arrampicare come Tarzan». Per fortuna Vannacci non si lancia nell’impresa, forse per non sgualcire giacca e cravatta. Chi invece ostenta un outfit che non passa inosservato è il deputato olandese fondatore di Volt Reinier van Lansschot: «È un’occasione speciale, questo vestito nasce da un brand di circular fashion, in pratica è realizzato con vecchie tende e tovaglie da tavola». Il deputato tedesco, ultranazionalista di AfD Siegbert Droese appare nei corridoi col cappello di Trump: «Make America great again». Si poteva temere qualcosa di più da uno che si ritiene sia un fan di Adolf Hitler.
I voti da trovare
Fermo davanti all’ingresso dell’Aula c’è Roberto Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia. Si scusa per non dedicare abbastanza tempo ai giornalisti: «Il mio problema ora è raccattare voti. Ah, vedi... ci sono cinque amici lì... ciaaao». In Aula Mimmo Lucano siede accanto a Ilaria Salis. Alla fine dei lavori sfilano via insieme, in mezzo a loro ancora Carola Rackete. Li immortala un altro scatto. L’ex sindaco di Riace ride: «Titolo: i tre infiltrati...». Poi si fa serio e cita Vinicio Capossela: «Sono qui per un’Europa della pace senza frontiere e fili spinati, per il riscatto e la libertà dei popoli oppressi di tutto il mondo». Ilaria Salis non è sola. Con lei i genitori: «Sì, sono con me come fosse il primo giorno di scuola, ci tenevo che ci fossero... e poi hanno fatto tanto in campagna elettorale». Ci mostra orgogliosa la spilla con la bandiera antifascista. Il padre Roberto gira intorno ma schiva le domande: «Voglio lasciare tutto lo spazio a Ilaria».
Eletto europarlamentare con 40 mila preferenze, e nello stesso tempo anche sindaco di Arconate, il deputato Mario Mantovani passeggia sereno. Dopo l’assoluzione da un processo per reati fiscali, l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi, ora iscritto a Fratelli d’Italia, ricorda: «Purtroppo Berlusconi non c’è più...». Chiediamo: «Le manca il Cavaliere?». Risponde testuale: «Abbastanza».
I tempi morti
Chi non conosce scale di grigio è Giorgio Gori, in completo nero, punta a sedersi nella commissione Industria, da buon vecchio sindaco di Bergamo e uomo del fare, osserva: «Mi hanno colpito i tempi morti, troppi». Chissà, pensa forse a cosa potrebbe costruire in questi tempi morti europei un muratore bergamasco.
Lucia Annunziata, che un anno fa lasciava la Rai, ride di gusto: «Ci conosciamo? Ti avrò insultato, tanto lo faccio con tutti». «Marco Tarquinio, già direttore di Avvenire», si presenta da solo. Purtroppo a bordo di uno scooter elettrico per problemi fisici. «C’è l’emozione della prima volta, nonostante 44 anni di professione». Giuseppe Antoci, Ufficiale al merito della Repubblica Italiana e ora deputato del M5s, non perde tempo: «Ho presentato stamane (ieri, ndr) la prima interrogazione di questo Parlamento sul problema della siccità».
Gli addii
Fin qui i nuovi arrivati. Ma ci sono anche «gli uscenti». Stefania Zambelli, bresciana, Forza Italia: «Sono gli ultimi minuti e poi si torna a casa. È stata una bella avventura. Sono stata una delle poche eurodeputate con il 100% di presenze in Aula e in commissione». Fabio Massimo Castaldo, entrato col M5S dieci anni fa, esce con la casacca di Azione. La scommessa di Calenda lo riporta a casa: «Però sono riuscito a farmi eleggere per ben due volte vicepresidente da indipendente. Perché parlo quattro lingue e per come coltivo le relazioni. Il mio motto è “uno vale uno... ma uno non vale l’altro”». I commessi del bar dei deputati lo abbracciano, ad una commessa scappa una lacrima. Poco distante un ex collega, Dino Giarrusso mostra la medaglia donatagli da Roberta Metsola. Castaldo aggrotta le sopracciglia: «Perché a me non l’hanno data?». Entrambi fino all’ultimo giorno scelgono di esserci. Cosa faranno dopo? L’ex Iena risponde come un calciatore di serie A appena retrocesso: «Non sono un politico di professione, cinque anni fa ho avuto 120 mila voti di preferenza dopo una carriera modestamente di un certo livello nel cinema, nel giornalismo e in tv. Ho delle proposte, le sto valutando». Per favore, piano e senza spingere.
La newsletter Diario Politico
Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di politica iscriviti alla newsletter "Diario Politico". E' dedicata agli abbonati al Corriere della Sera e arriva due volte alla settimana alle 12. Basta cliccare qui.