Tav, il fronte italiano: dal 18 dicembre via ai lavori per il tunnel di base, ma cresce la tensione

Un anno dopo l’avvio dei lavori del tunnel di base in Francia, a Saint-Julien-Montdenis, il 18 dicembre aprirà anche il primo e unico cantiere italiano della galleria lunga 57,5 chilometri. Quel giorno, infatti, a Chiomonte le imprese che si sono aggiudicate l’appalto da un miliardo prenderanno possesso dell’area e firmeranno con Telt, la società italo-francese incaricata di realizzare e gestire il collegamento internazionale, i patti per la sostenibilità e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Itinera, Ghella e Spie-Batignolles, il raggruppamento che si è aggiudicato la gara internazionale, adesso dovrà allestire l’area del cantiere e poi ordinare la fresa che completerà lo scavo che dalla Clarea raggiungerà la piana di Susa. E quel giorno nel piazzale della Maddalena ci sarà anche il il vicepremier e ministro delle Infrastrutture. Una visita che Matteo Salvini annuncia subito dopo le tensioni tra forze dell’ordine e manifestanti dello scorso venerdì a Porta Nuova e alla vigilia dell’assalto notturno al cantiere di San Didero dove si sta lavorando per allestire il nuovo interporto dell’autostrada del Frejus. E così nel tardo pomeriggio arriva una nota della Lega che conferma l’appuntamento: «Se qualcuno pensa di fermare l’Italia con gli scioperi selvaggi e i cantieri con la violenza, sappia che Salvini non si farà intimidire».

Intanto, come era prevedibile, nella tarda serata di sabato, alcune decine di attivisti No Tav hanno attaccato il cantiere di San Didero. L’azione è partita intorno alle 22 quando, in circa 300, sono partiti dall’ex fabbrica Roatta di Bruzolo, che era stata occupata qualche giorno fa, e hanno raggiunto il cantiere per concretizzare quella che era stata definita la serata di “Lotta contro l’ecomostro”. Dopo la consueta “battitura”, i manifestanti hanno lanciato pietre e contro le forze dell’ordine, hanno fatto esplodere alcuni fuochi d’artificio e hanno divelto le reti arancioni usate per sequestrare il presidio. Gli agenti di polizia hanno risposto con lacrimogeni e idranti. Non ci sono stati feriti e, in questi giorni, la polizia cercherà di identificare i responsabili del raid. Un’operazione tutt’altro che facile visto che i manifestanti erano incappucciati e poi si sono dileguati protetti dall’oscurità.

La protesta, però, ha avuto un’appendice anche a La Loggia dove, la notte scorsa notte, un altro drappello di attivisti, dopo aver tagliato una recinzione, si è introdotta nell’area della ditta Cavit – che, dopo aver vinto un appalto, insieme ad altre aziende, sta gestendo la bonifica di un’area a Salbertrand per conto di Telt, ma che riguardano gli scavi della Torino-Lione – e hanno imbrattato quattro camion nuovi utilizzando degli estintori riempiti di vernice e scritte No Tav. «Siamo senza parole, davvero, ora dovremo tenere fermi i mezzi, farli ripulire e poi sistemare altre telecamere per proteggere l’azienda» - riflette Carlo Colombino, proprietario della Cavit.

Insieme all’incursione alla Cavit, sulla quale stanno indagando gli investigatori, il blitz contro l’area di San Didero è stato l’unico episodio di tensione durante la tre giorni No Tav che era iniziata venerdì quando, in qualche migliaio hanno partecipato alla marcia contro la Torino-Lione da Susa a Venaus. Un appuntamento fisso in ricordo della «liberazione di Venaus» dell‘ 8 dicembre 2005, quando il movimento, dopo giorni di violenti scontri, rioccupò un ampio terreno che era stato espropriato per l'allestimento del cantiere.