Elvira Nabiullina, la donna che può criticare Putin (e che ne rende possibile la guerra): chi è la potentissima governatrice della banca centrale russa

diFederico Fubini 

Con ogni probabilità l'intoccabile 59enne resterà salda sulla sua poltrona nonostante le nuove nomine per il quinto mandato presidenziale di Putin, garante e prigioniera del sistema da cui non è mai voluta fuggire

Adesso che il quinto mandato presidenziale di Vladimir Putin è iniziato sotto la neve della Piazza Rossa, manca solo un passaggio: le dimissioni del governo, in vista della nomina di un nuovo esecutivo per il ciclo politico che si sta riaprendo in Russia. Probabilmente sarà una formalità, perché sembra scontata la riconferma della squadra di tecnocrati guidati dal premier Mikhail Mishustin. 

C’è però una figura in apparenza indipendente, forte solo della sua competenza, che a Mosca sta diventando persino più imprescindibile di Mishustin stesso: si chiama Elvira Nabiullina, compirà 59 anni a ottobre, ed è governatrice della banca centrale russa da undici. Perché Nabiullina riunisce alcune caratteristiche che la rendono unica nella verticale del potere di Mosca. Tanto unica, quanto difficile da inquadrare e per questo ancora più efficace.

In primo luogo, in un establishment popolato di uomini nati negli apparati di spionaggio, nella mafia pietroburghese degli anni ‘90, o di militari e oligarchi degli affari, la capa della Banca di Russia si distingue per il suo genere: è una donna, l’unica a gestire qualche forma di potere sostanziale e in più a riuscire a difenderlo a lungo (l’anno scorso è stata riconfermata per il terzo mandato). 

In secondo luogo Nabiullina sembra avere una quasi incredibile libertà di critica del potere: con le parole, con i gesti e persino con le scelte sartoriali. Questo la rende un esemplare ancora più raro nella fenomenologia umana dentro e attorno al Cremlino. Lei continua ad avere dei margini di manovra sorprendenti, come ne avuti anche nei momenti più delicati del passato recente. 

Tutti ricordano la sua apparizione a un’estremità del tavolo di sei metri di Putin all’inizio della guerra, mentre il rublo crollava sui mercati e trecento miliardi di euro di riserve russe venivano congelate dal G7. Nabiullina sedeva allibita, cinerea su un completo nero. Se non era il linguaggio del dissenso, tutto nel suo corpo esprimeva scoramento per le scelte del Cremlino. E lei sapeva che le foto di quel giorno avrebbero fatto il giro del mondo, forse lo voleva. Contava sul fatto che sarebbero arrivate sotto gli occhi dei suoi colleghi occidentali con i quali da sempre a rapporti amichevoli: per esempio a Christine Lagarde, la presidente francese della Banca centrale europea che conosce la passione di Nabiullina per la lingua e la letteratura di Oltralpe. 

Eppure il segno delle azioni di Nabiullina è diverso. Non solo non si è mai dimessa: le sue manovre sui tassi e i suoi consigli nel chiudere i confini alla libera circolazione dei capitali, in quei giorni di inizio della guerra, salvarono il rublo, dunque anche l’economia russa e la campagna di aggressione di Putin all’Ucraina. Putin infatti non l’ha licenziata; l’ha riconfermata

La stessa micidiale ambivalenza di Nabiullina continua a tornare in questi mesi. Il 15 dicembre scorso ha alzato i tassi d’interesse al 16%, vicinissimi al massimo storico per la Russia, aggiungendo parole al vetriolo per l’economia di guerra putiniana. Lo ha fatto in una conferenza stampa uguale, in apparenza, a quelle dei suoi colleghi delle democrazie: domande quasi libere, risposte quasi sincere. «Pensate all’economia come a un’auto - ha detto Nabiullina quel giorno -. Se cerchiamo di guidare più forte di come può andare, presto o tardi il motore si brucia e non andremo lontano. Possiamo andare sì, forse anche veloce; ma non per molto». 

Era il modo della banchiera centrale per dire che la conversione dell’economia a favore dell’apparato militare-industriale in Russia si sarebbe scontrata con i limiti del Paese: non ci sono abbastanza impianti, non si trovano abbastanza lavoratori, si rischia un rapido surriscaldamento. Eppure la politica monetaria restrittiva di Nabiullina di fatto, ancora una volta, aiuta a stabilizzare la macchina da guerra di Putin proprio perché raffredda l’inflazione. E il dittatore ha ringraziato implicitamente la sua banchiera. Putin ha riconosciuto che un problema di inflazione esiste, ma che «la Banca di Russia e il governo stanno facendo tutto il necessario». 

Ancora più vicina a bruciarsi poi Nabiullina è arrivata nel criticare quello che in Russia è una sorta di «bonus al 110%» finalizzato a rendere popolare - o almeno accettabile - la guerra per la popolazione. Varie categorie di cittadini russi, tra cui soprattutto i militari, hanno oggi diritto a sussidi che riducono di oltre la metà il costo dei mutui. Se mantenuta nei prossimi due anni, quella misura rischia di costare l’equivalente di dieci miliardi di euro e infatti il credito immobiliare in Russia sta esplodendo. Ma Nabiullina ha attaccato questa misura, cioè il fiore all’occhiello delle politiche sociali di Putin. «I mutui agevolati fanno salire i prezzi delle case - ha detto - e dei programmi così massicci finiscono per essere pagati dai contribuenti che non ne beneficiano (cioè i più poveri, ndr)». 

In Russia si va in carcere per molto meno. Eppure Putin non tocca Nabiullina, perché ha bisogno della sua competenza. E lei continua a non lasciare, facendo sapere all’estero che lo fa solo per proteggere i russi dalle conseguenze economiche della guerra. Qualunque cosa lei ne pensi veramente, la sua gestione sapiente della banca centrale rafforza l’economia russa e rende la guerra possibile. Nelle sue scelte c’è tanta ambiguità da aver diviso anche le democrazie: americani, britannici, canadesi ed australiani hanno messo Elvira Nabiullina sotto sanzioni, ma Unione europea, Svizzera e Giappone no. 

La Germania nazista aveva Hjalmar Schacht, il capo della Reichsbank rispettato anche alla Bank of England; Schacht osò criticare le politiche di Hitler, eppure collaborò con lo sforzo di guerra fin quasi all’ultimo. E certo Nabiullina non è Schacht. Ma mantiene il suo stile da donna indipendente persino ora che è, insieme, garante e prigioniera del sistema da cui non è mai voluta fuggire.     

11 maggio 2024

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