Biden prova a ricucire le tensioni con Zelensky. Non andrà a Lucerna, ma ci sarà un patto al G7
ll presidente americano si aspettava un ringraziamento che non c’è stato. Via libera all'uso delle armi statunitensi, ma nessun soldato Usa in Ucraina
Fin dall’inizio il rapporto tra Joe Biden e Volodymr Zelensky non è stato facile. Con buona pace dell’immagine caricaturale disseminata, anche in Europa, dalla propaganda russa: il presidente americano nella parte del cinico burattinaio e il leader ucraino in quella del docile pupazzo. Nelle ultime ore il numero uno della Casa Bianca ha preso l’ennesima, sofferta decisione: via libera all’uso delle armi fornite dagli americani per colpire obiettivi in territorio russo.
A Kiev, però, il gruppo dirigente vive lo stato d’animo di chi prova a mantenersi in equilibrio su un piano sempre più inclinato. L’artiglieria e i droni di Vladimir Putin stanno bombardando Kharkiv, la seconda città più popolosa del Paese, senza fare distinzioni tra strutture militari e case, scuole, ospedali. Facile la conclusione di Zelensksy: Mosca si muove senza scrupoli, mentre Washington non capisce che bisogna togliersi i guanti bianchi se si vuole almeno bloccare l’Armata putiniana.
Ma è proprio questo teorema a irritare profondamente Biden. Più volte il presidente ha spiegato a Zelensky che la gran parte dell’opinione pubblica americana rifiuta il coinvolgimento in guerre lontane. Non è una questione di oggi, non è solo una preoccupazione da campagna elettorale. Di Trump o non Trump.
I sondaggi mostrano come questo sentimento sia condiviso in modo trasversale da democratici e repubblicani e risalga perlomeno agli anni di Barack Obama. Ecco perché Biden fin dal giorno uno del conflitto, il 24 febbraio del 2022, ha sempre temuto l’allargamento del conflitto. Gli sviluppi della guerra, il pericolo di un cedimento ucraino lo hanno spinto ad abbandonare una dopo l’altra le cautele, superando il «no» alla consegna di artiglieria a lunga gittata, dei carri armati, dei jet. Fino a ieri, quando ha abbattuto il penultimo paletto: no ad attacchi sul suolo russo. Resta in piedi, e a questo punto è legittimo chiedersi fino a quando, l’ultimo paletto: nessun soldato americano o della Nato sul campo di battaglia ucraino. Il governo americano si aspettava da Zelensky se non un ringraziamento formale, almeno comprensione politica.
Invece il presidente ucraino ha innescato un’aspra polemica, criticando la scelta di Biden di non partecipare alla «Conferenza per la pace» in programma il 15 e il 16 giugno a Lucerna, in Svizzera. «Non è una decisione forte», ha detto. Ufficialmente il capo di Stato americano ha fatto sapere che in quei giorni dovrà partecipare a una raccolta fondi per la campagna elettorale. In realtà alla Casa Bianca, fin da subito, hanno accolto con scetticismo l’iniziativa politico-diplomatica promossa da Zelensky. Gli americani non sono i soli, visto che neanche il presidente cinese Xi Jinping si presenterà all’appuntamento. Semplicemente i consiglieri dell’Ufficio Ovale hanno voluto risparmiare un giro a vuoto al loro presidente.
Il governo statunitense, però, sta provando a smorzare le tensioni. Come ha scritto ieri il Financial Times, Biden e Zelensky firmeranno una sostanziosa intesa di assistenza militare ed economica a margine del G7, in Puglia, dal 13 al 15 giugno. È un passaggio atteso da mesi: il 12 luglio del 2023 i Sette Paesi più industrializzati, riuniti a Vilnius, stabilirono che ognuno di loro avrebbe sottoscritto un’intesa particolare con l’Ucraina. Regno Unito, Italia, Francia, Germania e Canada hanno già provveduto.
Sempre ieri il segretario di Stato, Antony Blinken, ha aggiunto frasi quasi poetiche per assicurare che gli americani terranno fede all’impegno di facilitare l’avvicinamento dell’Ucraina alla Nato: «tra Kiev e l’Alleanza ormai c’è un ponte solido e ben illuminato». Ma è facile prevedere che non mancheranno altri scossoni.