Transnistria: “Mosca ci aiuti”. E il Cremlino soffia sul fuoco: “Proteggervi è una priorità”

BERLINO — Niente richiesta di annessione alla Russia: smentendo le indiscrezioni della vigilia, il cosiddetto “parlamento” della Transnistria, la regione separatista della Moldavia mai riconosciuta da anima viva, si è limitato a chiedere un non specificato “aiuto” a Mosca - un copione che in qualche modo richiama quanto avvenuto con il Donbass - per difendersi da presunte “pressioni economiche” del governo moldavo. Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, è già la terza volta che il regime di Tiraspol tira Mosca per la giacchetta. Stavolta, spiega a Repubblica il portavoce del governo Daniel Voda, potrebbe essere una reazione al nuovo codice commerciale che abolisce una serie di privilegi sui dazi accordati alle aziende della Transnistria.

Ma Voda sottolinea che «tutto sommato, è stata una giornata molto tranquilla. Mosca non ha la capacità di destabilizzarci, dal punto di vista militare. Perché l’Ucraina ci protegge. E le aziende della regione di là del Nistro approfittano della mobilità e del commercio con il resto del Paese e l’Ue». Ma in vista di un’elezione presidenziale cruciale a novembre in Moldavia, l’indiscrezione ha fatto il giro del mondo. Molto rumore per nulla? Non proprio.

(afp)

La cronaca di una giornata convulsa è cominciata con la chiamata di Mosca formulata dal parlamento di Tiraspol perché «protegga la Transnistria alla luce della pressione crescente di Chisinau» insieme ad altre richieste surreali come un appello all’Onu e al Parlamento europeo a «riconoscere i diritti inalienabili dei nostri cittadini» o la pretesa di ritornare al tavolo del negoziato con i russi e gli ucraini insieme (il cosiddetto formato 5+2).

La notizia poi smentita di una richiesta di “indipendenza” (già avanzata in maniera molto più esplicita nel 2006) era partita da uno strano personaggio: Ghenadie Ciorba, un politico dell’opposizione in Transnistria che un mese fa aveva lanciato un falso allarme bomba e diffuso bugie su una presunta perquisizione avvenuta nel suo appartamento. Su X la giornalista Paula Erizanu ipotizza che Ciorba potrebbe aver cercato di attirare l’attenzione su di sé in vista delle elezioni in Transnistria che si terranno alla fine dell’anno e dove lui potrebbe candidarsi.

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I russi, però, ci sono saltati sopra, alla luce dell’attenzione internazionale che le illazioni di Ciorba hanno provocato. E del fatto che il parlamento della Transnistria si riunisce raramente. Il Cremlino ha fatto sapere, attraverso il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, che «la tutela degli interessi dei residenti della Transnistria, nostri compatrioti, è una delle priorità. Tutte le richieste sono tenute in considerazione». C’è molta attesa per il discorso sullo stato della nazione che Vladimir Putin terrà oggi. Ma va registrato che persino da Tiraspol qualcuno si è affrettato a fare il pompiere. Il cosiddetto ministro degli Esteri, Vitaly Ignatiev, ha sottolineato che la richiesta a Mosca era solo per un «sostegno diplomatico».

Daniel Voda ne deduce che «quella notizia è stata orchestrata per attirare l’attenzione internazionale. È propaganda». Che però, ammettono da Chisinau, rischia di diventare sempre più pesante man mano che si avvicina novembre, quando la filoeuropeista Maia Sandu correrà di nuovo, sfidata da partiti filorussi. La preoccupazione vera riguarda dunque la mostruosa macchina da guerra della propaganda e disinformazione russa che Mosca ha già scatenato contro la Moldavia, soprattutto contro i suoi politici filoeuropei e contro il processo di adesione alla Ue. Le insidie sempre in agguato, come dimostra anche la riuscita psy-op di oggi.