Luigi R. Einaudi e la lettera a Biden: «Mio nonno scelse di non ricandidarsi, ne capiva i rischi. Joe segua l’esempio»
Il nipote dell'ex presidente della Repubblica consiglia al presidente degli Stati Uniti Biden di rinunciare alla corsa verso la Casa Bianca. Nella lettera i riferimenti al passato italiano e all'ascesa di Hitler
DALLA NOSTRA INVIATA
WASHINGTON — Luigi Einaudi, ex ambasciatore americano, ex inviato speciale per la guerra Perù-Ecuador, ex segretario generale ad interim dell’Organizzazione degli Stati americani (e nipote del presidente Einaudi), ha inviato una lettera a Biden in cui racconta come suo nonno, nel 1954, a 80 anni, gli disse di aver deciso di non dar retta a chi gli suggeriva di riproporsi per un secondo mandato. «Non voglio essere un von Hindenburg. Non voglio arrivare a un momento di crisi e non essere capace di farvi fronte».

La lettera di Luigi R. Einaudi a Biden
Paul von Hindenburg era il presidente tedesco le cui condizioni di salute resero possibile il monopolio di Hitler del potere, dopo che lo nominò cancelliere. Il nipote ricorda nella lettera che quest’anno l’Italia celebra i 150 anni dalla nascita di suo nonno, che «lasciò la presidenza come salvatore dell’economia e della dignità italiane dopo i disastri di Mussolini». E consiglia a Biden: «Non ricandidarti. Completa il tuo mandato di successo per essere ricordato come il presidente che ha salvato la democrazia in America. Se corri di nuovo, sarai un von Hindenburg».
Perché questa lettera adesso?
«È diventato ovvio, guardando il dibattito, che Biden non era in grado di argomentare in modo efficace contro Trump. La domanda non è tanto se Biden possa vincere — e io non penso — ma se potrà governare. Questa preoccupazione della gente lo porterà a perdere, perché non sembra avere l’energia e la prontezza necessarie a governare in una crisi».
Perché il paragone con il passato italiano?
«I paragoni con il passato, specie tra culture diverse, hanno poco senso per le persone che non li hanno vissuti. Ma mio nonno visse quel periodo. Ed è utile perché il punto non è che “Trump rappresenta il fascismo” come dicono molti. Non penso che sia possibile fare davvero questo tipo di paragoni. Tutti parlano del fascismo, ma nessuno dice che Hitler fu possibile perché il presidente non era in grado di gestire le crisi del tempo. E questo è il problema von Hindenburg di Biden».
Perché secondo lei Biden non vuole ritirarsi?
«L‘intervista con Stephanopoulos è interessante, Biden pronuncia una frase straordinaria: “Sto guidando il mondo”. Che cosa incredibile da dire. In realtà lui e il suo team capiscono alcune cose sull’Europa ma non capiscono tantissimo del mondo e perfino degli Stati Uniti. Sono favorevole all’immigrazione ma servono regole, gli americani sono sotto pressione, come gli europei e lui non l’ha capito. Sulla Nato dovrebbe dire che l’Europa deve giocare un ruolo maggiore. Ma è rigido e incapace di adattarsi alle idee dei tempi».
Biden ha letto la lettera?
«Uno dei problemi è far sì che la veda. Vive in una bolla».
Il partito democratico premerà davvero per sostituirlo?
«Penso che le reazioni siano basate sulla realizzazione che più gli dicono di non farlo e più lui crede di doverlo fare. Biden crede che i sondaggi siano sbagliati, non vede le cose in modo chiaro, ma il partito sì. Crede che l’élite sia contro di lui e il popolo con lui: come Trump vive nella bolla dei suoi comizi. Molto dipenderà dalle prossime due settimane prima della convention democratica: vedremo il clima e i sondaggi rispetto a Trump. Non è facile, stiamo vivendo una crisi davvero difficile».