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Contro Matteo Falcinelli metodi da dittatura: ora gli Usa facciano luce
Una scena compatibile con i metodi di una dittatura o di un clan mafioso. Non certo con le leggi, le garanzie, la civiltà giuridica di un Paese democratico come gli Stati Uniti. Dopo aver visto le immagini, è difficile non comprendere la rabbia di Vlasta Studenicova, la madre di Matteo Falcinelli, il giovane arrestato, «incaprettato», cioè legato mani e piedi dietro la schiena, dalla polizia di Miami Beach: «Lo hanno torturato, sembravano agenti della Gestapo».
Oggi leggiamo che, a tre mesi dai fatti, le autorità della Florida hanno aperto «un’inchiesta interna» per capire se ci siano responsabilità da punire.
Alla buon’ora.
L’accanimento violento dei quattro uomini in divisa è così evidente che basterebbero pochi minuti per concludere le indagini. I precedenti, però, non sono incoraggianti. Tante, troppe volte gli abusi della polizia nei diversi Stati americani sono rimasti impuniti, con poche eccezioni, come è accaduto nella vicenda dell’afroamericano George Floyd, dopo un lungo e laborioso processo.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sollecitato «la massima attenzione» dell’ambasciatore americano in Italia, Jack Markell, democratico, una figura molto vicina a Joe Biden.
È chiaramente necessario che Matteo, 25 anni, possa tornare in Italia, quanto prima.
Certo, sono in corso gli accertamenti giudiziari: gli agenti hanno riferito di essere stati aggrediti dal giovane italiano, eppure i filmati delle telecamere di sicurezza smentiscono questa versione. Ma è anche fondamentale che le restrizioni, le misure punitive siano proporzionali alla pericolosità del sospettato. Nel caso di Matteo, non c’è proporzione, non c’è misura. Vedremo se e quando le autorità di Miami ne prenderanno atto.
Oggi leggiamo che, a tre mesi dai fatti, le autorità della Florida hanno aperto «un’inchiesta interna» per capire se ci siano responsabilità da punire.
Alla buon’ora.
L’accanimento violento dei quattro uomini in divisa è così evidente che basterebbero pochi minuti per concludere le indagini. I precedenti, però, non sono incoraggianti. Tante, troppe volte gli abusi della polizia nei diversi Stati americani sono rimasti impuniti, con poche eccezioni, come è accaduto nella vicenda dell’afroamericano George Floyd, dopo un lungo e laborioso processo.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sollecitato «la massima attenzione» dell’ambasciatore americano in Italia, Jack Markell, democratico, una figura molto vicina a Joe Biden.
È chiaramente necessario che Matteo, 25 anni, possa tornare in Italia, quanto prima.
Certo, sono in corso gli accertamenti giudiziari: gli agenti hanno riferito di essere stati aggrediti dal giovane italiano, eppure i filmati delle telecamere di sicurezza smentiscono questa versione. Ma è anche fondamentale che le restrizioni, le misure punitive siano proporzionali alla pericolosità del sospettato. Nel caso di Matteo, non c’è proporzione, non c’è misura. Vedremo se e quando le autorità di Miami ne prenderanno atto.