Meloni: «L'Europa è un gigante burocratico troppo invasivo»

diCesare Zapperi

La presidente del Consiglio in vista del Consiglio Ue per le nomine: «Rimane  più debole nella sua capacità di incidere sugli scenari globali»

«Il livello di attenzione e di gradimento tra i cittadini europei per le istituzioni comunitarie è sempre più basso. Il gradimento è oggi intorno al 45%, un dato sensibilmente più basso di quello che si registrava qualche decennio fa, mentre la disaffezione si è plasticamente materializzata anche con un astensionismo in costante crescita.  Lo abbiamo visto molto bene in Italia dove è andato a votare il 48,3% degli aventi diritto, con una diminuzione di circa 6 punti rispetto alle europee di 5 anni fa, del 2019, il dato  basso di sempre e con una partecipazione che per la prima volta scivola sotto il 50%. Ma un fenomeno che ha attraversato molte nazioni in tutto il continente e che non può lasciarci indifferenti. Non può lasciare indifferente questo Parlamento e a maggior ragione non può e «non deve lasciare indifferenti le classi dirigenti europee, a partire da quelle che anche in questi giorni sembrano purtroppo tentate dal nascondere la polvere sotto il tappeto, dal continuare con vecchie e deludenti logiche come se nulla fosse accaduto», rifiutandosi di cogliere i segnali chiari che giungono da chi ha votato e dai tanti che hanno deciso di non farlo». La presidente del Consiglio Giorgia Meloni usa parole preoccupate aprendo le  sue comunicazioni alla Camera in visto del Consiglio Ue. 

 L'Ue si e' trasformata «in una sorta di gigante burocratico» impregnato di «scelte ideologiche» che hanno determinato «la distanza che oggi esiste fra cittadini e istituzioni comunitarie. La percezione e' quella di un'Unione troppo invasiva», ha aggiunto la premier, «negli aspetti che riguardano la vita quotidiana». «Rimane invece piu' debole nella sua capacita' di incidere sugli scenari globali», ha spiegato Meloni, con «il risultato di rendersi sempre piu' vulnerabile agli shock esterni».

«E' indispensabile per l'Unione europea dotarsi di strumenti per sostenere gli investimenti che si e' chiamati a fare e per stimolare gli investimenti privati diretti verso mercati piu' intraprendenti.  Applicare il metodo che questo governo sta applicando in Italia: non disturbare chi vuole fare», ha aggiunto la premier, secondo la quale cio' vuol dire «essere attrattivi per gli altri» e cio' si puo' ottenere «disboscando la selva burocratica», ha spiegato la premier. «Tutte le forze politiche, in questi mesi, hanno sostenuto la necessità di un cambiamento nelle politiche europee. Nessuno, tanto meno i partiti presenti in quest’Aula, si è presentato agli elettori dicendo che l’Europa andasse bene così com’era, che non c’era nulla che andasse cambiato e che sarebbe stato sufficiente mantenere lo status quo. Tutti hanno concordato su un punto: l’Europa deve intraprendere una direzione diversa da quella percorsa finora».

Meloni parla anche della gestione dei flussi migratori. «Prima si parlava solo di redistribuzione, mentre ora il paradigma è cambiato ma è fondamentale che questo approccio sia consolidato e diventi strutturale: la stessa lettera che la presidente della Commissione von der Leyen ha ieri indirizzato ai capi di Stato e di governo va in questa direzione, stabilendo che questo approccio debba rimanere al centro anche delle priorità anche del prossimo ciclo istituzionale».

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26 giugno 2024 ( modifica il 26 giugno 2024 | 09:38)

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