Le spiagge a caccia di bagnini. “Ai ragazzi non interessa più”
C’è una figura mitologica in dissolvenza sull’orizzonte delle spiagge italiane: il bagnino. Quella del guardaspiaggia con i bicipiti in tiro che svetta su tutti dall’alto della sua torretta, non è più una professione appetibile. Non nel mondo di oggi. Un tempo ne bastava uno ogni 600 metri, oggi le nuove regole ne impongono uno ogni 180. «Ne mancano circa 4 mila in tutta Italia», stima Roberto Dal Cin, jesolano, presidente di Confapi Turismo. «Una volta ai bagnini garantivano vitto e alloggio, ora non più. Abbiamo a che fare con generazioni diverse e io credo abbia inciso anche il reddito di cittadinanza».
Radiografia spiccia di un problema diffuso a tutte le latitudini, esploso nella sua gravità in questi ultimi due anni. E quindi c’è chi ce la mette tutta per superare la crisi, con trovate un tempo impensabili. A Caorle il Consorzio Arenili ha dotato di brevetto anche i normali manutentori. «Gliel’abbiamo pagato noi», rivela il presidente Alberto Borin. «Se chi ci fornisce il servizio ha delle difficoltà, noi copriamo i buchi con il nostro personale. È chiaro che si tratta di gente assunta per altre mansioni». Spianamenti, attività di giardinaggio, sistemazione degli sdraio e mille altre cose che riguardano l’attrezzatura da spiaggia. Ma se serve devono anche indossare la canotta rossa e il fischietto, con la prospettiva di praticare manovre di salvamento.
Gli operatori del sistema turismo dicono che lo stipendio del bagnino è lo stesso di sempre: 1.400-1.500 euro al mese, per otto ore al giorno, quattro la mattina e quattro il pomeriggio.
Il vero cambiamento è la scomparsa del benefit dell’alloggio, principalmente per la crescita esponenziale dei prezzi degli affitti nelle località turistiche. Se un tempo poteva esserci una sostenibilità economica nel garantire a questa categoria professionale un posto in cui dormire e un budget per pranzi e cene, oggi invece non è più così.
«La situazione è critica dal punto di vista del reclutamento del personale» ammette Massimiliano Schiavon, presidente di Federalberghi Veneto. «Negli ultimi 6 mesi c’è stato un lieve miglioramento ma siamo sempre sotto il fabbisogno, soprattutto in vista della prossima stagione balneare».
L’Agenzia regionale per il lavoro dell’Emilia-Romagna, nei giorni scorsi, si è affidata a Facebook per cercare lavoratori da ingaggiare durante la stagione estiva. «Camerieri, baristi, cuochi, bagnini, addetti all’accoglienza, tuttofare. Ogni anno, con l’avvicinarsi dell’estate, alberghi, ristoranti e attività della riviera emiliano-romagnola ricercano figure professionali per la stagione estiva. Oltre 300 offerte di lavoro già presenti». Risultato: solo 17 “mi piace” e una misera condivisione. E quindi anche i lidi romagnoli non se la passano meglio, nella ricerca di assistenti dei bagnanti.
La Federazione Italiana Nuoto, dal canto suo, prova a pubblicizzare il brevetto evidenziando i vantaggi ad esso connessi: costituisce titolo professionale di merito per l’arruolamento nella Marina Militare, nell’Esercito, e ai militari già assunti consente di essere impiegati in compiti inerenti la specializzazione. Inoltre gli studenti possono chiedere l’attribuzione del credito formativo agli esami di Stato delle superiori.
Ma ad alcune latitudini ci sono anche altri problemi, come precariato e sfruttamento. La scorsa estate la Cgil di Taranto ha denunciato la storia di un ragazzo di 24 anni con brevetto da bagnino che, in un lido della litoranea ionico-salentina, lavorava quasi 12 ore al giorno per guadagnare solo 40 euro.