Francia, l'esperto di sondaggi: «Un miraggio la maggioranza assoluta per la destra di Le Pen. Formare il governo sarà difficilissimo»
INtervista a Brice Teinturier, direttore dell’Ipsos: «Ma senza il Rassemblement National sarà molto difficile formare il governo. Una situazione inedita per la Francia»
A conti fatti, il Rassemblement national non avrà la maggioranza assoluta. Lo dice al Corriere Brice Teinturier, che guida le ricerche dell’Ipsos, numero uno tra gli istituti di sondaggi in Francia. Ed è una questione di desistenze.
«Con la chiusura ufficiale delle candidature per il secondo turno (ieri alle 18, ndr) sappiamo esattamente quali saranno le sfide». Eccole: le anomale quadrangolari sono passate da 5 a 2; il numero eccezionale di triangolari (306) dovuto all’inconsueta affluenza, grazie alle desistenze (il terzo in corsa che si è ritirato per permettere di concentrare i voti) si è drasticamente ridotto: 95. Di conseguenza sono esplosi i duelli; da 190 a 403; in cui uno dei due aspiranti deputati è spesso un esponente della destra estrema, il che trasformerà in molti casi il voto – come auspicava lo schieramento di sinistra – in un referendum pro o contro il Rassemblement national.
Che cosa vogliono dire questi numeri per il partito di Marine Le Pen e per il suo candidato premier Jordan Bardella?
«Le triangolari favorivano il Rassemblement national, perché era arrivato in testa al primo turno in numerose circoscrizioni. Più candidati si ritirano e meno Rn ha la chance di avere la maggioranza assoluta. Quello che dunque si può già dire è che all’indomani del primo turno con 306 triangolari l’Rn era in ottima posizione per avere una maggioranza se non assoluta certamente molto ampia nel nuovo Parlamento; dal momento che ci sono state così tante desistenze (218) questa possibilità è completamente da scartare».
È possibile la formazione di una maggioranza alternativa all’ultradestra all’Assemblée?
«Una maggioranza senza il Rassemblement nation mi sembra a oggi molto difficile. Stiamo per incamminarci su un percorso inedito – che voi conoscete in Italia – in cui non si riuscirà a trovare una maggioranza di governo. Questo è il tema centrale».
È possibile che dei deputati di altre formazioni del centrodestra vengano in aiuto a Rn?
«Molto improbabile, quasi impossibile: i deputati dei Républicains che saranno eletti lo saranno spesso contro un candidato di Rn, e se l’hanno battuto non sarà per allearsi poi con il Rassemblement al Parlamento. Né Rn tenterà di convincerli».
L’alta affluenza aveva favorito le triangolari; una nuova vasta mobilitazione può essere un vantaggio o uno svantaggio per la destra estrema?
«Il Rn e i suoi alleati sono arrivati al risultato storico del 33,15 per cento delle preferenze, cioè dieci milioni di voti contro i 4 delle scorse legislative del 2022. Quindi sono certamente i grandi beneficiari di questa elezione. Ma l’alta affluenza, al 66 per cento, non l’ha favorito, non è andata nella loro direzione. La piccola spinta supplementare l’hanno data i più giovani, sotto i 24 anni, che hanno preferito la sinistra. Possiamo allora dire che se la mobilitazione fosse stata inferiore, l’avevamo prevista attorno al 55 per cento, l’estrema destra avrebbe avuto dei risultati ancora maggiori».
Da dove ha preso Rn i dieci milioni di voti di domenica scorsa?
«Ha conservato i voti dell’ottimo risultato alle Europee e ha aggiunto i voti di formazioni quasi assenti alle legislative. Per esempio, la destra estrema di Reconquête (il partito del controverso scrittore Éric Zemmour, ndr) che aveva preso il 5,5 all’Europarlamento, alle Politiche non ha presentato candidati in tutte le circoscrizioni e ha ottenuto un punteggio molto basso: 0,7. I suoi elettori sono confluiti evidentemente su Rn».
Dove sono andati, invece, i voti persi dall’Ensemble di Macron?
«Rispetto al primo turno delle ultime Presidenziali, circa il 14 per cento è andato al Nuovo Fronte Popolare della sinistra; il 15 per cento a Les Républicains; 8 per cento a Rn; e più della metà ha votato di nuovo per Ensemble. Rispetto alle Europee, però, il partito del presidente ha recuperato voti, attingendo da socialisti, ecologisti e repubblicani: dal 14,5% al 20 per cento».