Lega-Forza Italia, la tensione si sposta in Parlamento. E FdI avverte: avanti col programma
Dopo il voto in Europa su Ursula von der Leyen che ha spaccato la maggioranza, un nuovo caso il ddl sul Codice della strada su cui vuole presentare una cinquantina di emendamenti. I meloniani: pronti a porre una questione politica
Resta forte la tensione dopo il voto in Europa sulla presidente Ursula von der Leyen che ha spaccato la maggioranza, con Lega e FdI contrari e FI favorevole. Resta nel centrodestra e alimenta le polemiche del centrosinistra, battagliero in vista della nuova tornata amministrativa.
Sono sempre più difficili i rapporti soprattutto tra Lega e FI, dopo che Salvini e Tajani si sono rimpallati le accuse sul voto. Ecco allora da FdI partire l’avvertimento del vicecapogruppo al Senato Raffaele Speranzon: «I rapporti tra Lega e FI? Registriamo una certa fibrillazione determinata dalla campagna elettorale per le Europee, con qualche straccio che è volato per la scelta della presidente della commissione. Noi faremo il possibile affinché ci sia la piena disponibilità da parte degli alleati a realizzare il programma elettorale per cui siamo stati eletti nei tempi previsti. Abbiamo un calendario d’Aula fittissimo e delle riforme da portare avanti. Se dovessimo riscontrare una direzione diversa da questa, porremo una questione politica all’interno della coalizione».
E l’inciampo è pronto. È il ddl sul Codice della strada, fiore all’occhiello di Salvini, sul quale il capogruppo azzurro Maurizio Gasparri non transige: «Ormai ci siamo rassegnati ad un monocameralismo di fatto per i decreti perché c’è il discorso dell’urgenza. Ma almeno sui disegni di legge gli emendamenti chiediamo che vengano discussi ed esaminati», dice. E conferma che il suo partito insisterà nel voler presentare proposte di modifica al codice della strada che invece la Lega vorrebbe veder approvato entro luglio. «Ora ne abbiamo messi a punto una cinquantina e siamo pronti anche a ridurne sensibilmente la portata. Però su questo disegno di legge, così come su altri, vogliamo poter parlare e dire la nostra».
Su queste e altre polemiche si scatena l’opposizione. Dal Pd si attacca il ministro Guido Crosetto che nel tentativo di «ingannare le persone e nascondere i propri fallimenti» dovrebbe preoccuparsi perché «in Europa e nel mondo veniamo derisi da tutto e tutti, è insopportabile. L’Italia non è un giocattolo, ma un Paese con una storia di politica estera che state infangando, siete una classe dirigente impresentabile», dice Marco Furfaro.
«Siamo di fronte a una maggioranza litigiosa che indebolisce il ruolo dell’Italia in Europa e mette in pericolo delicati dossier, dal Pnrr alla prossima legge di bilancio», mette il carico Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera. Contro Meloni anche Riccardo Magi, segretario di +Europa: «Doveva andare battere i pugni sul tavolo, rovesciare il tavolo, ottenere chissà che cosa. Alla fine, è persino rimasta fuori dalla stanza in cui il tavolo in cui si decideva il futuro dell’Europa».
Alle accuse ribatte il capogruppo alla Camera di FdI Tommaso Foti: «Meloni incoerente? Non è stata coerente invece Schlein, che ad aprile a Roma presentò un candidato che si chiamava Schmidt, che avrebbe dovuto rappresentare l’alternativa della Schlein alla von der Leyen e poi ha votato lei». Ma a chiudere la giornata è un altro attacco, di Giuseppe Conte, che rispetto alle accuse della premier sul fatto che anche il M5S ha votato contro la presidente Ue, replica: «Io sono un leader di partito, lei il presidente del Consiglio italiano. Non abbiamo giocato la stessa partita: non attacchi noi per i suoi fallimenti».
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