Ian Bremmer: «Le leggi non tengono il passo dell’AI, ora è il momento di andare più veloci»

di Massimo Gaggi

Il politologo sul rapporto della commissione dell’Onu di cui � relatore: �Servono metriche in tempo reale come per i mercati finanziari�

Ian Bremmer: «Le leggi non tengono il passo dell’AI, ora è il momento di andare più veloci»

Due foto fake generate con l’intelligenza artificiale

Creare un organismo planetario di ricerca per analizzare in modo scientifico rischi e opportunit� dell’intelligenza artificiale (AI), definendo i problemi reali: come l’Ipcc, il panel Onu sul clima. E poi, su questa base, creare sistemi di regolamentazione, sorveglianza e intervento nelle crisi che siano flessibili, adattabili rapidamente ai mutamenti tecnologici. Cos� Ian Bremmer sintetizza il lavoro fin qui svolto dai 38 esperti mondiali dell’Advisory Body delle Nazioni Unite sull’AI (il politologo di Eurasia � il relatore della Commissione della quale fa parte anche il francescano italiano Paolo Benanti, docente della Pontificia Universit� Gregoriana). Lavoro ora esposto nel rapporto preliminare appena pubblicato dal Segretario generale Onu, Antonio Guterres.

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Ian Bremmer

Si sapeva che all’inizio avreste stabilito principi e definito questioni di metodo. Ma non c’� il rischio che, mentre si traccia una roadmap e si crea un nuovo centro di ricerca, la tecnologia evolva sfuggendo a ogni controllo?
Introdurre regole condivise su una materia cos� magmatica in un mondo dilaniato dai conflitti sar� difficilissimo, ma dobbiamo mettere un punto fermo sui dati per definire le situazioni sulle quali intervenire. Come per il clima: sulle cose da fare contro il global warming ci si pu� dividere, litigare, anche rompere negoziati, ma si parte sempre da dati scientifici condivisi: com’� cambiato il clima, quali le maggiori fonti d’inquinamento, le aree pi� colpite. Serve la stessa cosa per l’AI�.

Che, per�, avanza ancor pi� rapidamente del deterioramento del clima…
�Esatto, sono tecnologie almeno tre volte pi� veloci della legge di Moore (in base alla quale la potenza dei sistemi informatici raddoppia ogni 18 mesi, ndr). Dobbiamo, quindi, cambiare paradigma creando norme pi� flessibili e adattabili a questa rapida evoluzione e aggiornare i parametri con grande frequenza, non una volta l’anno come si fa ora col clima�.

Aggiornamenti istantanei, regole a geometria variabile, adattabili a una realt� che evolve. Una rivoluzione normativa: quanto � praticabile negli stessi Usa, leader mondiale della tecnologia, ma anche Paese in cui oggi si discute se una norma di met� Ottocento, legata alle conseguenze della Guerra di secessione, sia applicabile alla lotta per la Casa Bianca?
�Qui le risposte sono due. La prima: serve una nuova metrica, aggiornata momento per momento, come avviene gi� per i mercati finanziari. E servono organismi d’intervento come il Financial Stability Board, capace di valutare nuovi prodotti finanziari, nuovi rischi che possono arrivare da ogni direzione. La seconda risposta � che realisticamente, con mutamenti tecnologici cos� rapidi, molte misure falliranno: ma il lavoro fatto servir� comunque, in caso di crisi. Saremo pi� preparati, sapremo dove mettere le mani, quali sono le persone e gli organismi da mettere in campo”.

E se la Cina, l’altro gigante tecnologico, non ci sta?
�Non credo che il problema sia Pechino: il regime cinese � preoccupato dell’impatto che l’AI pu� avere sulla stabilit� politica e sociale, � loro interesse avere un sistema di governance. Sono pi� focalizzati su questo di quanto non lo siano stati gli Usa negli ultimi due anni�.

Come si proceder� ora?
�Molti governi sono gi� coinvolti. Spero ad esempio che attraverso la nostra copresidente Carme Artigas, un ministro spagnolo, Madrid promuova il piano d’intervento sull’AI in sede dell’Unione europea. Io lo far� a Washington e con gli altri governi coi quali Eurasia collabora. L’altro copresidente, James Manyika, solleciter� le imprese digitali: anche loro, ovviamente, attori essenziali. E poi dovremo coinvolgere la societ� civile. Fatto questo, sono certo che Guterres metter� tutto il suo peso sull’iniziativa: l’Onu d� legittimit� ma non ha risorse n� poteri propri�.

Manyika � vicepresidente di Google. Le imprese di Big Tech sono molto potenti. Non vede rischi di condizionamenti?
�Siamo realisti. Oggi l’AI � nelle mani di Big Tech. Se non ci muoviamo in fretta vivremo in un mondo tecnopolare. Per agire abbiamo bisogno delle imprese: sono nella Commissione, insieme a governi, scienziati, accademici. Difendono i loro interessi, ovvio, ma fin qui le pressioni sono state modeste e non sono venute da Manyika. E sono state respinte�.


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24 dicembre 2023 (modifica il 24 dicembre 2023 | 07:16)

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