La mobilità diventa militare. Gli Stati dovranno considerare peso e dimensioni dei mezzi militari nei lavori stradali e infrastrutturali

BRUXELLES. Ridurre i collegamenti con Russia e Bielorussia, migliorare quelli con Ucraina e Moldova, lavorando all’integrazione della mobilità europea. La scelta delle istituzioni Ue in tema di mobilità è politica. I negoziatori di Parlamento e Consiglio hanno deciso di rivere l’agenda a dodici stelle, aggiornandola al momento storico. Tutto ciò ce è collegamento infrastrutturale, che sia strada, autostrada, aeroporto, dovrà tenere conto dei nuovi equilibri e alleanze.

Così dalle «Ten-T», le grandi reti europee di trasporto merci e passeggeri concepite per agevolare il collegamento tra i vari Stati membri dell’Unione e non solo, sparisce la Russia, rea di aver aggredito militarmente l’Ucraina, e la Bielorussia, alleata di Putin in questa guerra.

Negoziatori di Parlamento e Consiglio hanno convenuto di tagliare progetti e spese in infrastrutture di trasporto con Russia e Bielorussia, per dirottarli su Ucraina e Moldova, a cui i capi di Stato e di governo dell’Ue hanno appena deciso di riconoscere l’avvio dei negoziati per l’adesione all’Unione europea (processo che comunque richiederà anni).

In questo esercizio di revisione delle politiche che non sono solo di mobilità, si vuole anche evitare che imprese straniere extra-Ue possano fare affari con gli operatori del mercato unico europeo a scapito dell’Unione. In altre parole, si vuole escludere la possibilità che imprese vicine e collegate al governi di Mosca e Minsk possano continuare a fare cassa e quindi l’accordo inter-istituzionale impone ai governi di informare la Commissione europea delle misure adottate per mitigare i rischi per la sicurezza derivante dalla partecipazione di imprese di Paesi terzi ai principali progetti Tent-T.

C’è di più, però. Perché il progetto di integrazione della mobilità, originariamente concepito per libertà di persone, merci e servizi, diventa ora un progetto di mobilità militare. Strade, autostrade, ma soprattutto la rete «inter-modale» (l’insieme delle opzioni che consentono di arrivare da una città all’altra combinando più tipologie di trasporto diverse), dovranno «garantire il trasferimento senza intoppi di truppe ed equipaggiamenti militari». Per questo negli Stati membri, autorità nazionali, regionali e locali, i governi nazionali, dovranno «tenere conto delle esigenze militari (peso o dimensioni del trasporto militare) quando costruiscono o migliorano le infrastrutture che si sovrappongono alla rete di trasporto militare». Non solo. Per permettere all’Ue e ai suoi Stati di mobilitare e spostare truppe e colonne la Commission europea, entro un anno dall’entrata in vigore di queste nuove regole, dovrà condurre uno studio sui movimenti su larga scala con breve preavviso in tutta l’Ue, per facilitare la pianificazione della mobilità militare.

L’Unione europea dunque lancia un messaggio molto chiaro. Il progetto di pace ha cambiato pelle, diventando un progetto di sicurezza che passa per una nuova dimensione militare, adesso anche stradale. Un cambiamento di non poco conto.

Ma l’accordo raggiunto nella notte tra istituzioni ha anche aspetti spiccatamente civili e locali. Nello specifico è stato stabilito che le principali città attraversate e interessate dai corridoi principali di collegamento europeo dovranno realizzare appositi Piani di Mobilità Urbana Sostenibile per promuovere la mobilità a zero e a basse emissioni. Per il Piemonte questo interessa sicuramente Torino, per cui passa il corridoio Mediterraneo (che attraversa l’Europa da Siviglia a Budapest), che interessa anche Vercelli. Novara è invece interessata dal corridoi Reno-Alpi (che collega Genova con Rotterdam).