Cambiamenti climatici, Nature: il pianeta ha iniziato a scaldarsi già nel 1860, ottanta anni prima di quanto pensassimo
Un tuffo nel mare dei Caraibi può portarci a scoprire il clima del passato. Immergendosi al largo di Porto Rico alla ricerca di spugne coralline capaci di vivere per secoli, degli avventurosi ricercatori portoricani e australiani hanno ricostruito le temperature dell’acqua dal ‘700 a oggi.
La ricerca in fondo al mare
La loro scoperta – riportata su Nature Climate Change – è che il riscaldamento del pianeta è iniziato 80 anni prima di quanto pensassimo: intorno al 1860. L’aumento della temperatura misurato oggi – 1,4 gradi a partire dalla metà del ‘900 – sarebbe quindi sottostimato. Tenendo conto anche delle prime fasi della rivoluzione industriale, il pianeta si sarebbe già scaldato di 1,7 gradi, assai al di là della “linea rossa” fissata dagli accordi di Parigi del 2015: 1,5 gradi.
Entro la fine del decennio, secondo i ricercatori, raggiungeremo anche la soglia dei due gradi, marciando spediti verso i due gradi e mezzo nel 2035.
La nuova stima del riscaldamento globale è stata fatta semplicemente spostando la linea di partenza. La ricerca di Nature non cambia in nulla, dunque, i contorni della situazione attuale. E il titolo che la rivista scientifica ha dato allo studio - “Le spugne indicano che le temperature hanno già superato gli 1,5 gradi” - è stato criticato da diversi climatologi perché fuorviante, senza nulla togliere alla gravità della crisi climatica.
Al di là del titolo, i ricercatori australiani sfruttano un metodo interessante per studiare la storia del clima del pianeta e i fattori che la influenzano, andando a esplorare un’epoca in cui le misurazioni sulla terraferma e in mare erano erratiche.
Le sclerosponge della specie Ceratoporella – spugne coralline dalla vita lunga secoli – sono state raccolte tra i 30 e i 90 metri di profondità, dove le temperature dell’acqua sono piuttosto costanti. La loro caratteristica è che la composizione chimica dello scheletro varia in base al calore. Più il mare è caldo, più la loro struttura è ricca di calcio. Più il mare si raffredda, maggiore è la percentuale di stronzio.
Trecento anni di storia del clima
Portando le spugne in laboratorio - le più longeve avevano 300 anni - i ricercatori guidati da Malcolm McCulloch dell’Università dell’Australia Occidentale hanno così ricostruito il clima del passato. Le temperature del mare sono rimaste stabili tra il 1700 e il 1790. Poi si sono abbassate a causa di una serie di eruzioni vulcaniche. La più importante è stata quella del Tambora, in Indonesia, nel 1815: l’esplosione più violenta mai registrata, che ha talmente riempito il cielo di ceneri da rendere il 1816 “l’anno senza estate”. I suoi effetti si sono esauriti attorno al 1840.
Venti anni più tardi le spugne cominciano a mostrare i primi segnali di un aumento della temperatura, che diventa ben evidente nel 1870, diversi decenni prima dell’inizio delle misurazioni dirette. Fino alla fine del ‘900 terra e mari si riscaldano di pari passo. Negli ultimi vent’anni la terra sembra aver innescato una marcia in più, con un aumento di temperatura doppio rispetto agli oceani. E questo è il messaggio del passato, che ci arriva dal fondo del mare, che dovrebbe allarmarci di più.