Guerra in Ucraina, Roman Abramovich resta nella lista dei sanzionati Ue

Dimenticate il Roman Abramovich vincente proprietario del Chelsea. C’è un altro Abramovich, meno pubblico e meno noto, che gioca un ruolo fondamentale nel sostegno alle politiche aggressive del presidente russo Vladimir Putin, e per questo non solo merita di essere nella lista nera dell’Ue ma di restarvi. L’oligarca e magnate russo perde la sua battaglia legale con il Tribunale dell’Ue, che conferma le misure restrittive decretate dall’Unione europea sulla scia dell’aggressione russa all’Ucraina e respinge il ricorso. Niente scongelamento dei beni, e niente risarcimento da un milione di euro richiesto per i danni morali prodotti dalla campagna dell'Ue, considerata denigratoria dall'interessato.

Il Tribunale di Lussemburgo contesta all’interessato il mancato onore delle prova inversa. Abramovich non ha cioè saputo dimostrare di essere estraneo ai fatti e quindi che sussistono le condizioni per essere cancellato dalla lista dei soggetti colpiti da restrizioni. All’indomani dell’aggressione russa dell’Ucraina l’Ue ha iniziato a varare tutta una serie di pacchetti di sanzioni (ben dodici, in totale, l’ultimo adottato pochi giorni fa) che tra le altre cose prevedono congelamento di beni, patrimoni e asset detenuti in Europa. Inoltre è stato negato il diritto di ingresso e transito su suolo comunitario. Una misura che riguarda anche Abramovich (comunque in possesso di passaporto israeliano e russo), colpito in particolare perché principale azionista della società madre di Evraz, uno dei principali gruppi russi nel settore siderurgico e minerario, e che secondo gli Stati membri dell’Ue fornisce «una notevole fonte di reddito al governo russo». C’è dunque l’Abramovich imprenditore nel mondo non del calcio nel registro dei «cattivi».

Lui, questa fama, sta cercando di scrollarsela di dosso e dagli occhi dell’opinione pubblica. Il risarcimento per danni è legato proprio alla sua reputazione e alla sua immagine. Nell’immaginario collettivo Abramovich è colui che ha reso grande il Chelsea, acquistato nel 2003 e che sotto la sua guida societaria ha vinto cinque campionati d’Inghilterra, cinque coppe d’Inghilterra, tre coppe di Lega, due supercoppe d’Inghilterra, due Europa League, due coppe dei campioni. A causa della guerra in Ucraina e le reazioni dell’Ue, per paura di «espropri» Abramovich si è affrettato a vendere il club londinese, ceduto a fine maggio 2022. Adesso un’altra vittoria dell’Unione europea. Non definitiva, comunque. Abramovich può ancora provare ad appellarsi alla Corte per far valere le proprie ragioni. Non sembra semplice, vista che la sua vicinanza a Putin sembra confermata e riprovata.