Favoritissimo agli Oscar dopo aver vinto il Leone d’oro a Venezia e due Golden Globes nella categoria �commedie e musical� (miglior film e miglior attrice) �Povere creature!� di Yorgos Lanthimos � un film che si fatica a definire. Favola? Romanzo gotico? Farsa? Commedia morale? Come le creature che scorrazzano per la casa dei protagonisti — cani con le teste di oca, polli con il muso di un cane — il mondo del film sembra voler nascere dall’incrocio, pi� che dalla fusione, di uni versi lontanissimi fra di loro, il che � in fondo quello che il regista greco ha sempre fatto nei suoi film, affrontare uno spunto realistico con le armi della provocazione surreale, moltiplicando i piani e le interferenze. A cui aggiunge qui — per fortuna — una buona dose di umorismo.
La pagella del Mereghetti: Emma Stone affascina in un film perennemente sorprendente (voto 7½)
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In �Povere creature!� di Yorgos Lanthimos, favoritissimo agli Academy Awards, la diva premio Oscar intraprende un viaggio alla scoperta di s� nell’Inghilterra vittoriana

In una citt� dell’Inghilterra vittoriana (il romanzo da cui � tratto, di Alasdair Gray, ripubblicato in Italia da Safar� Editore, era ambientato a Glasgow, ma la sceneggiatura di Tony McNamara ha cancellato tutti riferimenti, spesso polemici, alla citt� scozzese), il professor Godwin Baxter (Willem Dafoe) � un maestro della chirurgia e della sperimentazione anatomica. L’ha subito su s� stesso (il trucco del viso, che sembra il risultato di un puzzle, � un piccolo capolavoro) e lo sperimenta all’inizio del film sulla �figlia� Bella (Emma Stone).
Nella prima inquadratura dell'opera abbiamo visto una donna buttarsi nelle acque di un fiume, scopriremo poco dopo che � stata salvata e ha subito il pi� immaginifico degli interventi chirurgici: per farla tornare in vita Baxter le ha trapiantato il cervello del feto che portava in grembo, creando una donna col corpo da adulta e la mente di una bambina. E cos�, sotto gli occhi del giovane Max (Ramy Youssef), incaricato da Godwin di registrare tutti i progressi di Bella, vediamo la donna-bambina fare i conti con i suoi istinti, rompere i piatti, fare i dispetti alla domestica (Vicki Pepperdine), mangiare con le mani (e altro ancora), ma soprattutto iniziare a scoprire la propria sessualit�.
A questo punto, un film che era cominciato come una specie di rivisitazione di �Frankenstein� in chiave pop, diventa �Alice nel paese delle meraviglie� riscritto da Henry Miller: educata nello schietto positivismo dal suo padre-creatore, Bella non si fa problemi con la moralit�, cerca solo di soddisfare i suoi piaceri. Utilizzando gli uomini che incrocia sulla sua strada, a cominciare dall’avvocato Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo) che offrir� a Bella l’occasione per fuggire da casa e scoprire il mondo.
In un universo altrettanto fantasioso come gli ircocervi creati da Baxter, passando da Londra ad Alessandria d’Egitto a Parigi, tra scenografie cartolinesche venate di surrealismo, coloratissime quanto improbabili, il film segue furbescamente il percorso di crescita e di coscienza di s� della protagonista. Furbescamente perch� la spruzzata di �femminismo� alla base di tutto sembra fatta soprattutto per divertire e ironizzare su un campionario di maschi tronfi e supponenti. Il che non � certo un male, anzi permette una serie di scenette dove la superiorit� del desiderio (e della sessualit�) femminile si prende simpaticamente la rivincita sul maschilismo. Ma che finisce per mostrare la corda quando diventa l’unico meccanismo narrativo, per esempio con la troppo lunga sosta nel bordello parigino dove torna a far capolino una certa grevit� fin stucchevole (e forse peggio).
Quello che invece non ha mai un momento di cedimento � la straordinaria prova di Emma Stone (Oscar come migliore attrice 2017 per �La La Land�), che regge tutto il film sulle sue spalle. Ammirevole quando costringe il suo corpo a piegarsi a una mobilit� infantile, sgraziata e meccanica (osservate come impara a trovare l’equilibrio), diventa una vera forza quando deve far capire il desiderio che si � impossessato del suo corpo, mettendo a frutto una bellezza che ha qualcosa di inquietante (forse negli occhi cos� grandi) e insieme di �normale�. E finendo per farci dimenticare, tra un sorriso e una frecciata ai bigotti e agli ipocriti, che il film dura ben due ore e 21 minuti.
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21 gennaio 2024 (modifica il 21 gennaio 2024 | 20:13)
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