Turni di notte e rischio di diabete 2, come intervenire per prevenire la comparsa?

diVittoria Bonato

Periodi inferiori alle 6 o superiori alle 9 ore possono aumentare fino al 50% il rischio di comparsa del diabete. Quali sono i meccanismi implicati

Turni di notte e rischio di diabete tipo 2, come intervenire per prevenirne la comparsa?

(Getty Images - nel riquadro Vittoria Bonato)

Sono un turnista e da vari anni dormo meno di cinque ore per notte: ho letto che questo potrebbe favorire l’insorgenza di diabete. È vero? Che cosa potrei fare?

Risponde Vittoria Bonato, dirigente medico, Unità di Endocrinopatie, Ospedale Israelitico, Roma - Associazione Medici Diabetologi (VAI AL FORUM)

Il diabete mellito di tipo 2 (DM2) è una malattia complessa alla cui insorgenza concorrono diversi fattori di rischio e tra questi ha un ruolo anche il sonno. Sempre più evidenze suggeriscono come quantità, qualità e tempistica (cronotipo) del sonno si correlino al rischio di insorgenza di DM2. Parlando di durata del sonno: appare ottimale un periodo di sonno di circa 7 ore, mentre periodi inferiori alle 6 o superiori alle 9 ore possono aumentare fino al 50% il rischio di comparsa del DM2. Inoltre, ogni ora di diminuzione o aumento del sonno è associata a un aumento del 9-14% del rischio di malattia.

Mattinieri e nottambuli

Un altro aspetto valutato è la qualità del sonno, definita come «l’autosoddisfazione di un individuo rispetto a tutti gli aspetti dell’esperienza del sonno» e influenzata da diversi fattori psicologici, fisiologici e ambientali, tra cui anche il lavoro su turni. I soggetti che riportano una scarsa qualità del sonno sono esposti a un maggior rischio di DM2. Va poi considerato che la maggior parte delle persone tende ad essere mattiniero o nottambulo («cronotipo») anche se, di fatto, la vita moderna, con i suoi ritmi sociali e lavorativi, può completamente disallineare i ritmi di sonno/veglia rispetto al nostro orologio biologico interno. I dati suggeriscono che i nottambuli siano a maggior rischio di sviluppare DM2 rispetto ai mattinieri.

Dieta mediterranea

Sono stati ipotizzati diversi meccanismi attraverso i quali il sonno contribuisce allo sviluppo di DM2: insulinoresistenza, l’attività del sistema nervoso simpatico, il microbiota intestinale, ma anche il comportamento alimentare. Qualcosa si può fare per intervenire sugli effetti negativi del sonno: un recente studio su quasi 250mila soggetti inglesi senza diabete ha provato a correlare la durata del sonno auto-riferita (considerando normale un sonno di almeno 6 ore) con la comparsa di DM2, ipotizzando poi un possibile effetto protettivo della dieta mediterranea.

Attività fisica regolare

I risultati hanno fatto vedere come chi dormiva meno di 6 ore aveva maggior rischio di sviluppare di DM2, che non viene modificato da una sana alimentazione. Nella stessa popolazione gli individui con una durata abituale del sonno breve che praticavano una regolare attività fisica presentavano un minore rischio di DM2. Concludendo, il consiglio che posso darle è di intervenire sui fattori di rischio modificabili, quindi mantenere uno stile di vita corretto, praticare attività fisica regolare e cercare di migliorare la durata del sonno, compatibilmente con la sua attività lavorativa e sociale.

10 maggio 2024

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