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Cosa resta di Hamas?
Il portavoce Abu Ubayda, dato per morto ma sempre presente in rete, ha rivendicato la distruzione o il danneggiamento di dozzine di mezzi blindati. Annunci intinti nella propaganda che comunque descrivono la fase dell’invasione, costata agli israeliani la morte di circa 100 militari. Un bilancio grave ma inferiore ai timori dello Stato Maggiore. Almeno questo � ci� che dicono ai media sottolineando i successi.
L’esercito preme a Jabaliya e Shasaiye nel settore settentrionale — �Siamo vicini al punto di rottura�, afferma la Difesa — e sulla roccaforte di Khan Younis nel sud. La valutazione dopo due mesi di operazioni non pu� essere definitiva, per questo hanno lasciato trapelare la previsione di un’estensione almeno fino a gennaio. Sempre che la diplomazia non riesca ad imporre una tregua per mettere fine ad un disastro umanitario gigantesco, con decine di migliaia di vittime civili.
Gerusalemme ritiene di aver ucciso 6-7 mila miliziani, tra loro un certo numero di comandanti. Da un calcolo empirico, elaborato solo sui comunicati diffusi, sarebbero quasi 90 i dirigenti eliminati. Restano le incertezze: i palestinesi naturalmente confermano solo cifre pi� basse, � difficile accertare il decesso di un ufficiale a meno di non recuperare il corpo. In molti casi i target sono stati neutralizzati da strike aerei o tiri di artiglieria, elementi sepolti sotto cumuli di macerie, intrappolati in gallerie. Difficile che si rischino vite per andare a verificare.
Il quadro che emerge �, al solito, composito e �misto�.1) I battaglioni di Hamas e altre fazioni che operavano a nord sono stati ridimensionati, �caduti� alcuni quadri importanti. Sono stati rilevati �segnali di fatica�. Tuttavia, la resistenza �urbana�, con il mordi-e-fuggi, prosegue. 2) L’offensiva ha costretto i capi a stare rintanati nei cunicoli, specie a sud. Gli israeliani sperano di scovare i vertici delle fazioni — Yahya Sinwar, Mohammed Deif, i collaboratori pi� stretti — e magari di riuscire anche a liberare qualcuno dei 137 ostaggi. Missioni sempre rischiose come conferma il fallito blitz di qualche giorno fa in un tentativo di strappare un prigioniero dalle mani dei carcerieri.
Gli israeliani sperano di scovare i vertici delle fazioni — Yahya Sinwar, Mohammed Deif, i collaboratori pi� stretti — e magari di riuscire anche a liberare qualcuno dei 137 ostaggi. Missioni sempre rischiose come conferma il fallito blitz di qualche giorno fa in un tentativo di strappare un prigioniero dalle mani dei carcerieri.
La seconda dimensione del conflitto � quella dell’intelligence. Fughe di notizie — non sappiamo quanto pilotate — hanno riportato in primo piano la caccia alla leadership di Hamas all’estero, alti funzionari stabilitisi in Qatar, Turchia, Libano. Il capo dello Shin Bet ha parlato di �una nuova Monaco�, un riferimento agli omicidi contro i terroristi coinvolti nella strage alle Olimpiadi del 1972. Possono farlo di nuovo? In teoria s� e anche in pratica, a patto di superare gli ostacoli.
I turchi, non appena sono circolate le notizie, hanno lanciato moniti duri e avranno di sicuro rafforzato la protezione. E non da oggi come rivelano numerose indagini su possibili talpe israeliane. I qatarini avrebbero chiesto garanzie di �immunit� per i loro ospiti: essendo l’unico vero canale negoziale hanno un buon motivo per essere ascoltati. Inoltre, proprio la storia di Hamas ha dimostrato che l’assassinio delle figure preminenti, compreso il fondatore Ahmed Yassin, non ha inciso sul movimento.
Siamo, per�, in una logica di guerra. Alcune azioni sono controproducenti sul piano diplomatico ma servono in chiave interna e rispondono al massacro del 7 ottobre.
L’esercito preme a Jabaliya e Shasaiye nel settore settentrionale — �Siamo vicini al punto di rottura�, afferma la Difesa — e sulla roccaforte di Khan Younis nel sud. La valutazione dopo due mesi di operazioni non pu� essere definitiva, per questo hanno lasciato trapelare la previsione di un’estensione almeno fino a gennaio. Sempre che la diplomazia non riesca ad imporre una tregua per mettere fine ad un disastro umanitario gigantesco, con decine di migliaia di vittime civili.
Gerusalemme ritiene di aver ucciso 6-7 mila miliziani, tra loro un certo numero di comandanti. Da un calcolo empirico, elaborato solo sui comunicati diffusi, sarebbero quasi 90 i dirigenti eliminati. Restano le incertezze: i palestinesi naturalmente confermano solo cifre pi� basse, � difficile accertare il decesso di un ufficiale a meno di non recuperare il corpo. In molti casi i target sono stati neutralizzati da strike aerei o tiri di artiglieria, elementi sepolti sotto cumuli di macerie, intrappolati in gallerie. Difficile che si rischino vite per andare a verificare.
Il quadro che emerge �, al solito, composito e �misto�.1) I battaglioni di Hamas e altre fazioni che operavano a nord sono stati ridimensionati, �caduti� alcuni quadri importanti. Sono stati rilevati �segnali di fatica�. Tuttavia, la resistenza �urbana�, con il mordi-e-fuggi, prosegue. 2) L’offensiva ha costretto i capi a stare rintanati nei cunicoli, specie a sud. Gli israeliani sperano di scovare i vertici delle fazioni — Yahya Sinwar, Mohammed Deif, i collaboratori pi� stretti — e magari di riuscire anche a liberare qualcuno dei 137 ostaggi. Missioni sempre rischiose come conferma il fallito blitz di qualche giorno fa in un tentativo di strappare un prigioniero dalle mani dei carcerieri.
Gli israeliani sperano di scovare i vertici delle fazioni — Yahya Sinwar, Mohammed Deif, i collaboratori pi� stretti — e magari di riuscire anche a liberare qualcuno dei 137 ostaggi. Missioni sempre rischiose come conferma il fallito blitz di qualche giorno fa in un tentativo di strappare un prigioniero dalle mani dei carcerieri.
La seconda dimensione del conflitto � quella dell’intelligence. Fughe di notizie — non sappiamo quanto pilotate — hanno riportato in primo piano la caccia alla leadership di Hamas all’estero, alti funzionari stabilitisi in Qatar, Turchia, Libano. Il capo dello Shin Bet ha parlato di �una nuova Monaco�, un riferimento agli omicidi contro i terroristi coinvolti nella strage alle Olimpiadi del 1972. Possono farlo di nuovo? In teoria s� e anche in pratica, a patto di superare gli ostacoli.
I turchi, non appena sono circolate le notizie, hanno lanciato moniti duri e avranno di sicuro rafforzato la protezione. E non da oggi come rivelano numerose indagini su possibili talpe israeliane. I qatarini avrebbero chiesto garanzie di �immunit� per i loro ospiti: essendo l’unico vero canale negoziale hanno un buon motivo per essere ascoltati. Inoltre, proprio la storia di Hamas ha dimostrato che l’assassinio delle figure preminenti, compreso il fondatore Ahmed Yassin, non ha inciso sul movimento.
Siamo, per�, in una logica di guerra. Alcune azioni sono controproducenti sul piano diplomatico ma servono in chiave interna e rispondono al massacro del 7 ottobre.