Orcel e i record di Unicredit: «Merito delle persone. Il risiko? Conta creare valore»

Quali benefici sono stati apportati nella struttura?
«Unicredit era organizzata a silos, ciascuno con un proprio budget, iniziative non comuni e decisioni centralizzate. Ora le decisioni sono prese ai singoli livelli, ma la visione, la strategia e il piano sono di gruppo. Questo ci ha permesso di allineare tutti ed estrarre valore dalle fabbriche, da tecnologia e procurement: ad esempio, quando il nostro asset management consegue un accordo con un grande gestore internazionale, questo vale per tutti e 13 i Paesi del gruppo».
E Azimut, con cui avete una partnership? Si dice che sareste interessati a qualcosa di più.
«Azimut per noi è la partnership ideale, è una rete di promotori di successo e una ricca fabbrica di asset management: per la parte di asset non legata ad Amundi, che è circa il 25%, abbiamo stretto un accordo per costruire una fabbrica per alcuni prodotti. Sono veloci e in grado di costruirli facendo crescere le nostre fabbriche. Ora abbiamo anche protezione, consulenza e capital market, a misura per il nostro network. Questo, combinato con i tassi e la velocità della trasformazione, ha portato i risultati di oggi».
Nel 2024 i tassi inizieranno a scendere e con le commissioni al 20% Unicredit come reagirà?
«Oggi le commissioni in realtà sono a un terzo perché abbiamo fatto una notevole trasformazione: siamo una delle banche con maggior commissioni sui ricavi. Dal ’21 abbiamo beneficiato di tassi alti e di costo del rischio basso, la nostra è una industria ciclica con effetto leva importante. Abbiamo cercato di non essere avidi. Il 2023 è stato molto positivo, avremmo potuto realizzare più utili, ne abbiamo fatti meno mettendo da parte in costi di integrazioni su provisions e overlays. Nel ‘24-’25 grazie a ciò, i costi scenderanno, ma avendo fatto 1,1 miliardi di integrazione, avremo un buffer di 1,1 miliardi. Il costo del rischio è stato abbassato facendo tanta pulizia, abbiamo aggiunto provisions e abbiamo più overlays di altri: 1,8 miliardi, cioè due anni di 100% di costo del rischio. Se il costo del credito sarà benigno – ma io non credo – avremo allora 1,8 miliardi che potremo rilasciare per avere risultati migliori. Queste sono le nostre linee di difesa per assorbire eventuali deviazioni».
Come vede l’economia italiana?
«Avremo un ‘24 di crescita moderata, l’Italia farà uguale o meglio della media europea e non è poco. Dovrebbe continuare a fare meglio della Germania. L’inflazione rientrerà, ma non tornerà ai livelli pre 2021».
E il clima politico? Il governo ha varato la tassa sugli extraprofitti.
«Se una banca non riesce a bilanciare persone, azionisti e clienti/comunità non è sostenibile. In qualsiasi scenario politico, non solo in questo. Nel 2022 abbiamo dato un bonus anti-inflazione ai dipendenti: potevamo non concederlo e fare più risultati, ma non sarebbe stato giusto. Lo stesso vale se interveniamo in Romagna per l’alluvione. Le famiglie e le imprese sono più toccate dalle commissioni sui depositi, e su quello, così come sui mutui, siamo intervenuti».