Morto Gaetano Pesce, maestro del design italiano nel mondo
Si è spento a New York poche ore fa Gaetano Pesce, uno dei più grandi artisti e designer italiani, celebre soprattutto per la poltrona Up5, uno dei primi oggetti in poliuretano prodotto dal 1969 da B&B, all'epoca C&B. Simile a una donna accovacciata, con il pouf che cita una palla al piede, è un oggetto politico, un manifesto sulla condizione e sull'oppressione femminile, uno dei temi più cari a Pesce, al quale è tornato continuamente per tutta la vita, e peraltro l'impegno sociale, il gusto per la provocazione e la polemica, la vocazione anti-establishement sono i tratti distintivi dell'uomo e dell'opera.
Nato a La Spezia l'8 novembre del 1939, studi a Venezia, anche se viveva New York dal 1983, ha sempre mantenuto stretti legami di lavoro e di affetti in Italia, cui comunque non risparmiava critiche, inasprite dal dispiacere di essersene dovuto andare: rappresentativa è la sua scultura L'Italia in croce, in cui la penisola è raffigurata crocifissa e sanguinante. Anche se si è affermato con un oggetto di produzione industriale come la Up5, si è distinto per le sue creazioni in piccole serie o addirittura in pezzi unici, più opere d'arte che oggetti di arredo (non a caso per il mercato americano lo rappresenta un gallerista), quasi sempre realizzati con le resine: "Dobbiamo lavorare con i materiali del nostro tempo", diceva sempre quando doveva raccontarsi. Bellissimi, per esempio, i suoi vasi, gli anelli e i bracciali che amava creare quando la domenica andava a passare il tempo in laboratorio. A New York si sentiva più vivo, e anche quando New York ha attraversato i suoi momenti più difficili, le ha sempre testimoniato il suo amore, per esempio dedicandogli il celebre divano di Cassina Tramonto a New York, del 1980, riedito nel 2022 in edizione limitata a 50 esemplari, che poi ha ispirato anche l'omonimo paravento.
Tra le sue opere da ricordare, la lampada Moloch per Bracciodiferro, il tavolo Sansone e la serie di sedie Dalila per Cassina, i Feltri sempre per Cassina, il divano Michetta per Meritalia, Sessantuna, la serie di sessantuno tavoli di Cassina per celebrare l'unità d'Italia. Noto e temuto per il suo carattere irascibile ed esigente (quando veniva a Milano non poteva andare che al Four Seasons, e sulle royalties era implacabile), era capace di gesti di grande generosità ed affetto. Non potevi passare da New York senza essere tassativamente invitato ad andare a trovarlo e a cena, e qualche volta insisteva che tu andassi fino a offrirti il biglietto per il volo.
Pur avendo conservato lo storico studio sulla Broadway, da tempo si era trasferito a Navy Yards. L'area portuale di Brooklyn rilanciata come polo per start up e laboratori creativi perchè per le sue opere, spesso di grandi dimensioni o addirittura enormi, aveva bisogno di spazio. E quando si entrava nel suo magazzino, era una Wunderkammer di stupefacenti e multicolori creazioni: armadi, librerie, divani... Il suo metodo di lavoro era sempre quello di mettere direttamente "le mani in pasta", anche quando, colpa anche della salute che gli rendeva difficili i movimenti, a eseguire buona parte del lavoro erano i suoi collaboratori, ma sempre sotto sue dirette e continue indicazioni, come in una bottega rinascimentale. Ha sempre seguito il suo cuore e la sua passione e per sostenere le sue convinzioni tirava dritto anche quando la strada che doveva intraprendere non era quella più conveniente e anzi lo danneggiava. Ha sempre dato grande attenzione ai giovani e lo scorso anno era venuto al SaloneSatellite, dove le promesse del design provano a mettersi in mostra, per raccontarsi e per dispensare i suoi consigli. Era molto atteso anche quest'anno e l'università Iulm gli avrebbe conferito la Medaglia d'oro per l'innovazione della sua opera. Di certo, ha voluto e saputo essere sempre se stesso. Anche adesso che è andato a litigare con il Grande Progettista.