
Chiara Ferragni, tempesta sulle sponsorizzazioni, Safilo cancella la sua linea di occhiali: “Violati gli impegni contrattuali”
Milano — L’immagine si stava già appannando, e ora le hanno tolto pure gli occhiali. Dopo i 90 mila abbandoni su Instagram, la settimana da incubo di Chiara Ferragni prosegue con una defezione di ben altra consistenza. Salta infatti la sponsorizzazione con il gruppo Safilo, che decide di sfilarsi dalla collaborazione con l’influencer. Un divorzio da imputarsi alla «violazione di impegni contrattuali assunti dalla titolare del marchio», recita genericamente la nota del gigante padovano dell’occhialeria.
Tradotto: Ferragni ha violato sia l’accordo firmato con la controparte sia il codice etico di Safilo; entrambi prevedono una condotta improntata ai principi di correttezza e buona fede. Stop dunque alla produzione delle montature glitterate e firmate dal brand dell’occhio cigliato, primo tassello di una collaborazione che avrebbe dovuto essere quinquennale. Dopo l’annuncio della liaison, nel 2021, il titolo di Safilo volò in borsa, sfiorando una crescita del 12%, come era avvenuto pochi mesi prima con Tod’s.

Altri tempi. Ma dopo il pandoro indigesto del caso Balocco che le è costato una maxi ammenda da parte dell’Antitrust per pratiche commerciali scorrette spacciate per beneficenza e la sorpresa sgradita delle uova di Pasqua di Dolci Preziosi, al centro di una vicenda pressoché identica, il cerchio attorno a Ferragni si stringe sempre di più.
Ieri la procura di Milano, dopo aver ricevuto un esposto del Codacons e aperto un fascicolo esplorativo — al momento senza ipotesi di reato né indagati — ha delegato ora la Guardia di finanza a raccogliere le mail scambiate tra le società dell’influencer e l’azienda dolciaria cuneese e i contratti pubblicitari del pandoro, fruttati a Ferragni un cachet di oltre un milione di euro.
Le fiamme gialle si recheranno negli uffici dell’Antritust per acquisire la documentazione dell’istruttoria che ha portato alla maxi ammenda. Al momento sembra scongiurata l’ipotesi di reato di truffa; più plausibile, da quanto si apprende, quella di frode in commercio. Si vedrà nei prossimi mesi: ma se la giustizia ha i suoi tempi, il commercio va di fretta. Le aziende che hanno stretto con Ferragni contratti di licenza per rinfrescare la propria immagine mal celano il proprio imbarazzo, e quello di Safilo potrebbe essere solo il primo di dietrofront eccellenti.
L’influencer — al vertice di un impero economico il cui fatturato sfiora i 40 milioni di euro — negli anni ha stretto accordi di licenza per sponsorizzazioni su tutto lo spettro dei codici Ateco, o quasi. Attraverso la sua società, La Fenice srl, la regina di Instagram griffa, in ordine sparso collezioni, tra le altre, di cosmetici con L’Oréal, di profumi Lancôme, di accessori Swinger, di shampoo Pantene, di scarpe Mofra.
E poi cartoleria Pigna, tute per bambini Monnalisa e passeggini Nanan, giusto per fare un elenco non esaustivo. L’ultimo accordo è stato firmato con Arval Cosmetici appena una settimana fa, e le motivazioni suonano ora contraddittorie: «L’intento di Arval era quello di associare i valori del brand a una figura di spicco, che potesse trasmettere autenticità e credibilità». Una condanna senza appello arriva anche dalla regina del teleraggiro Wanna Marchi: «La vera influencer sono io, il mio sciogli-pancia era meglio del suo pandoro». E dopo le firme di Fratelli d’Italia per revocare l’Ambrogino d’oro a Ferragni e Fedez, anche il sindaco di Milano Beppe Sala prende le distanze: «Non eserciterò il veto, decida il Consiglio».