Bimbo di 8 anni svela alla maestra gli abusi subiti dalla madre: «Sogno di diventare poliziotto per poter arrestare mio papà»

diFloriana Rullo

Il caso in una scuola elementare. L'uomo, arrestato, si trova in carcere. La donna viveva da anni nel silenzio e nella paura

Bimbo di 8 anni svela alla maestra gli abusi subiti dalla madre: «Sogno di diventare poliziotto per poter arrestare mio papà»

L'arma ritrovata sul frigo della casa dell'uomo arrestato

«Da grande voglio fare il poliziotto». Una risposta chiara e decisa quella che Marco, nome di fantasia, otto anni appena, ha dato alla maestra che poco prima gli aveva chiesto quale lavoro volesse fare da grande. Uno degli argomenti, quello dei mestieri desiderati, che spesso vengono affrontati in terza elementare, quando ancora i bambini sognano in grande senza dover per forza fare i conti con la realtà. Così, seduti in cerchio attorno all’insegnante, i bambini della piccola scuola elementare di un paese del basso Biellese, hanno iniziato a rispondere alla maestra, uno dietro l’altro, raccontando i loro desideri nel cassetto: c’è chi ha risposto di voler fare «il veterinario», chi «il pompiere», chi ancora «la ballerina» o «il pilota». 

Marco ha rivelato il suo sogno in modo molto chiaro: fare il poliziotto. Non un agente qualunque però, tanto per indossare la divisa o arrestare i cattivi, ha spiegato con sincerità e un pizzico di ingenuità dettata dall’età: «Un poliziotto che possa arrestare e mettere papà in galera. Così da non toccare più la mamma». Parole pesanti se dette da un bimbo di otto anni che dovrebbe pensare a giocare e non assistere ogni giorno alle violenze domestiche subite dalla madre di 42 anni. «Perché sei così arrabbiato con il papà?», ha chiesto stupita la maestra al piccolo. E Marco, con molta calma, ha ribadito: «Perché papà ha più volte “sgridato” la mamma davanti a me». Una spiegazione che è bastata alla docente per capire la gravità della situazione e segnalare subito il caso alla direzione scolastica, quindi attivare la procura di Biella. Sono stati poi gli accertamenti dei carabinieri, guidati dal colonnello Marco Giacometti, a chiarire quello che accadeva ogni giorno sotto gli occhi del bambino. Liti, minacce e violenze di cui si erano accorti anche alcuni vicini di casa. 

«L’abbiamo vista con qualche livido, era dolorante. Ci aveva detto di essere caduta. Le abbiamo creduto», hanno raccontato ai carabinieri. Del resto non potevano fare altro. La donna non solo non aveva mai denunciato il compagno, lavoratore saltuario con qualche problema legato all’alcol, ma nemmeno raccontato quanto ogni giorno era costretta a subire. Il pericolo di aprirsi con qualcuno era troppo grande. Aveva paura non solo di subire altri maltrattamenti ma anche che la sua vita, e quella dei suoi figli, potesse essere in pericolo. Il compagno la minacciava infatti con una pistola, detenuta illegalmente e con matricola abrasa, lasciandola poi l’arma come avvertimento sul frigorifero di casa. Per questo da anni la donna aveva preferito vivere nel silenzio e nel terrore. Solo dopo le promesse di poter ricevere protezione è crollata raccontando la verità. Ripetendo quelle stesse parole che il suo piccolo Marco aveva detto per proteggerla. 

Proprio come fanno i veri eroi. Lei e i suoi figli sono stati quindi trasferiti in un domicilio protetto. Il compagno è invece stato arrestato e portato in carcere a Biella: è accusato di ricettazione e detenzione di armi clandestine ed è stato denunciato per maltrattamenti in famiglia e percosse. Nella casa di famiglia, in cui l’uomo era rimasto solo, i carabinieri hanno trovato la pistola, con il caricatore inserito e ancora appoggiata sul frigorifero, ma anche un fucile e delle cartucce, entrambe con matricola abrasa, nascosti in un ripostiglio. Il tutto in suo possesso senza motivo. 

31 luglio 2024

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