Atesh, chi sono i partigiani di Crimea che spiano i russi e mandano informazioni a Kiev

LONDRA – Si infiltrano nelle basi militari russe in Crimea, in altre zone occupate dalla Russia in Ucraina e perfino in territorio russo. Fotografano caserme, carri armati, aerei, navi, installazioni dell’esercito, spostamenti di truppe. Inviano queste informazioni a Kiev. E le forze armate ucraine le utilizzano per colpire con missili, droni e altri mezzi il nemico che ha invaso il loro Paese.

Gli autori di questo pericoloso lavoro di spionaggio si fanno chiamare Atesh, una parola che significa “fuoco” nel linguaggio dei tatari, una minoranza etnica che vive da secoli in Crimea. Ma non sono tutti di etnia tatara: fra loro figurano anche ucraini. E perfino qualche militare russo, che ha un ruolo ancora più azzardato: quello della “talpa”, come si dice nel gergo dello spionaggio per indicare chi passa informazioni all’avversario.

Propaganda o terrorismo

A rivelare l’attività di intelligence svolta da questa formazione partigiana è la Bbc, con un’inchiesta in cui intervista mezza dozzina di membri di Atesh, senza identificarli per non metterli a rischio di venire arrestati, incriminati e condannati a lunghe pene carcerarie. La sigla Atesh circolava già da tempo sulla piattaforma digitale Telegram e su altri social media, ma è la prima volta che i suoi membri accettano di parlare con un organo di informazione internazionale.

Vari blogger militari russi sostengono da tempo che Atesh è soltanto una forma di propaganda ucraina, diffusa per fare credere che in Crimea, nel Donbass e nelle altre zone dell’Ucraina occupate dalla Russia esista una resistenza popolare alla presenza delle truppe di Mosca. Eppure, Atesh è stata inserita dal Cremlino nella lista delle organizzazioni terroristiche da perseguire: se fosse solo un’invenzione, non ci sarebbe bisogno di metterla fuori legge.

“Per due settimane ho studiato la mappa e preparato la mia intrusione in una base russa nei minimi dettagli, incluso cosa avrei detto se fossi stato scoperto”, racconta alla radiotelevisione britannica colui che viene identificato come Agente Uno. A un certo punto si è trovato di colpo nelle vicinanze di un gruppo di soldati russi. “È stato un momento terribile”, afferma il membro di Atesh. “Ho avuto la prontezza di chinarmi sulla ruota della mia auto come se avessi forato e miracolosamente i soldati mi hanno ignorato. Gli abitanti della Crimea – aggiunge – non sono tutti zombie. Fra noi c’è gente determinata a resistere”.

I tatari di Crimea

È certamente credibile che in Crimea, la penisola ucraina occupata dalla Russia già nel 2014 e tuttora sotto occupazione russa, vi siano degli oppositori a Mosca. Secondo il censimento del 2001, l’ultimo effettuato sotto la giurisdizione ucraina, il 77 per cento dei 2 milioni e 250 mila abitanti della Crimea erano di lingua russa, il 12 per cento di lingua tatara e l’11 per cento di lingua ucraina: una minoranza che fra tatari e ucraini raggiungeva dunque il 23 per cento, quasi un quarto della popolazione della penisola. Difficile che tutti costoro siano contenti di essere stati occupati dalla Russia e di perdere così la possibilità di entrare a fare parte dell’Europa libera e democratica, nel momento in cui l’Ucraina aderirà all’Unione Europea, come si è candidata a fare.

L’attacco alla base aerea

Proprio in Crimea l’Ucraina ha ottenuto i maggiori successi militari della sua controffensiva, che viceversa non è riuscita a sfondare che in minima parte il fronte russo in altre delle regioni occupate da Mosca fra la prima invasione del 2014 e la seconda lanciata nel febbraio di due anni fa. Tra le azioni più eclatanti si registrano il bombardamento del ponte che collega la Crimea alla terraferma, un attacco al quartiere generale della flotta russa del Mar Nero, missili contro il sottomarino Rostov-sul-Don e la nave da sbarco Minsk: una campagna che, pur senza permettere una nemmeno parziale riconquista della penisola, ha costretto Vladimir Putin a trasferire la gran parte della sua flotta dal porto di Sebastopoli, che si trova in Crimea, a quello di Novorossijsk, in Russia. Le informazioni fornite dalle spie di Atesh avrebbero inoltre permesso a Kiev di colpire Evpatoria, Sebastopoli e Kherson, una città sulla sponda settentrionale del fiume Dniepr.

La conferma di Kiev

Un portavoce del Centro Resistenza Nazionale, agenzia governativa ucraina che opera nell’ambito delle forze speciali, conferma alla Bbc l’importanza di Atesh, così come di altri gruppi di partigiani dietro le linee nemiche. “Un razzo Storm Shadow o un altro dei missili forniti dalla Nato costa un sacco di soldi”, dice l’ufficiale, anch’egli sotto anonimato per ragioni di sicurezza. “Non possiamo tirarli a casaccio come fanno i russi contro di noi. Dobbiamo essere sicuri che colpisca il bersaglio designato”. Commenta un altro membro di Atesh, designato come Agente Quattro: “Sappiamo cosa ci aspetta se venissimo scoperti. Ma vedere i frutti del nostro lavoro ci spinge a continuare a farlo fino a quando tutta l’Ucraina sarà libera”.

L'aeronautica militare dell'Ucraina annuncia di aver colpito e reso inagibile, durante la notte, la base aerea russa di Saki, nell'Ovest della Crimea occupata. Lo dichiara su Telegram il comandante dell'aviazione, Nikolai Oleshchuk, citato dai media ucraini. "Tutti gli obiettivi sono stati colpiti!" Purtroppo la nostra aviazione è rimasta senza un punto di controllo in Crimea!", ha ironizzato il generale Oleshchuk nel dare l'annuncio, riconoscendo l'operato di "piloti dell'aviazione ucraina" nell'operazione. I russi affermano di aver abbattuto 4 missili ucraini sulla Crimea mentre testimoni hanno affermato di aver udito forti esplosioni.

I media ucraini ricordano che la base di Saki, accanto alla cittadina di Novofedorovka, è la sede del 43mo reggimento dell'aviazione russa, che opera in appoggio alle truppe russe nell'Ucraina meridionale ed è dotato di bombardieri Su-24 e caccia Su-30.

Recentemente, il 4 gennaio si sono verificate esplosioni a Sebastopoli e a Jevpatoria, sempre in Crimea, occupata militarmente e annessa dai russi nel 2014.