Brasile, Bolsonaro ospite per due giorni dell’ambasciata ungherese: ora rischia l’arresto per tentata fuga

Tira pessima aria per Jair Bolsonaro. Accusato in quattro diverse indagini, tra cui quella sul tentato golpe dell’8 gennaio 2023 con l’assalto di migliaia di sostenitori alla spianata dei Tre Poteri a Brasilia, l’ex presidente adesso rischia l’arresto per tentata fuga. Il New York Times ha scoperto che il leader della destra estrema il 12 febbraio scorso si era presentato davanti all’ambasciata ungherese a bordo di una berlina scura, era stato fato entrare e ci era rimasto due giorni e due notti. La cosa era stata immortalata da alcune foto del circuito di sorveglianza interno della delegazione pubblicate lunedì scorso dal quotidiano statunitense a corredo del servizio.

Non si trattava di un dettaglio di poco conto. Quattro giorni prima, l’8 febbraio, i giudici del Tribunale superiore titolari delle indagini a carico di Bolsonaro, avevano sequestrato il suo passaporto e gli avevano intimato di non lasciare il Brasile. Entrare a tarda sera in un’ambasciata è stato visto come un chiaro tentativo di fuga per sottrarsi al rischio di un arresto. Il giorno stesso in cui era stato sequestrato il documento all’ex capitano, Viktor Orbán aveva postato una foto su X nella quale appariva mentre stringeva la mano a Bolsonaro e offriva alcune parole di sostegno: “Un patriota onesto. Continui a combattere, signor presidente!”.

Secondo il New York Times nei due giorni di permanenza di Bolsonaro a tutti i dipendenti dell’ambasciata è stato ordinato di lavorare da casa senza uno specifico motivo. L’ex presidente sarebbe stato accolto di persona dall’ambasciatore Miklós Halmai, anche lui apparso nelle immagini del circuito di sorveglianza, e lo avrebbe fatto entrare. Stando alla ricostruzione, il leader dell’estrema destra sarebbe rimasto all’interno della delegazione fino al pomeriggio del 14 febbraio quando è stato visto varcare nuovamente il cancello d’ingresso accompagnato sempre dall’ambasciatore. Stava pensando di fuggire e solo all’ultimo ha rinunciato? I magistrati e l’intero governo non hanno dubbi.

Bolsonaro non ha negato la sua visita e permanenza nell’ambasciata ungherese. Si è giustificato dicendo che si era limitato a incontrare i rappresentanti di un Paese “amico”, con cui continua a mantenere rapporti, per illustrare e condividere l’attuale situazione in Brasile. Una giustificazione generica che ha rafforzato l’ipotesi di una fuga. Nelle stesse ore in cui venivano diffuse le foto, il leader della destra aveva espresso pubblicamente il timore di finire come Jeanine Añez, la presidente della Bolivia condannata nel 2022 a 10 anni di carcere dopo essere stata giudicata colpevole di aver contribuito a un colpo di Stato che la portò al potere al posto di Evo Morales costretto alla fuga.

Va ricordato anche che prima della sconfitta alle elezioni nelle quali prevalse Luiz Inácio Lula da Silva, Bolsonaro aveva affermato di avere solo tre possibili scenari: prigione, morte o vittoria. Le immagini del New York Times ne suggeriscono una quarta: una nuova vita come inquilino dell’ambasciata ungherese dove non può essere arrestato. Il probabile tentativo di fuga ha agitato tutto il mondo politico e giuridico brasiliani. L’accoglienza di Bolsonaro da parte dell’ambasciatore ungherese è stata vista come un’ingerenza negli affari interni del Paese. Secondo gli esperti penalisti qualsiasi attività che indichi il mancato rispetto della pena può essere la base per una richiesta di detenzione preventiva. I social sono stati invasi da commenti sarcastici e l’hashtag “Bolsonaro fujão”, Bolsonaro fuggiasco, ha dominato la rete.

L’ultima parola spetta al consigliere della Corte Suprema Alexandre de Moraes, titolare delle indagini affidate ai pm. L’alto magistrato ha concesso 48 ore alla difesa dell’ex capitano per spiegare bene i motivi della visita e del soggiorno del loro assistito nella delegazione ungherese. Poi prenderà una decisione. Senza prove concrete si corre il rischio di trasformare Bolsonaro in un martire perseguitato.