
Safilo taglia la collaborazione con Chiara Ferragni: “Violati impegni contrattuali”
Nel mezzo del ciclone del Pandoro e delle uova di pasqua, e nel giorno in cui si accende anche il faro della Gdf e della procura di Milano, per Chiara Ferragni arriva una nuova tegola: lo stop all’intesa commerciale con il gruppo Safilo.
E’ stato il produttore di occhiali ad annunciare, a mercati chiusi, “l’interruzione dell’accordo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione delle collezioni eyewear a marchio Chiara Ferragni”. La motivazione? “A seguito di violazione di impegni contrattuali assunti dalla titolare del marchio”.

Safilo, che ha origine in Veneto nel 1934, è quotato alla Borsa Italiana e vanta un fatturato di oltre 1 miliardo, anno 2022. Si definisce “tra i più importanti player del mercato dell’eyewear per design, produzione e distribuzione di occhiali da sole, montature da vista, caschi, maschere e occhiali per l’outdoor”, con 100mila punti vendita nel mondo e un portafoglio di marchi che vanno da brand di proprietà – come Carrera e Polaroid – a marchi in licenza – Banana Republic, BOSS, Etro (dal 2024), Eyewear by David Beckham, Fossil, solo per citarne alcuni.

L’accordo con Chiara Ferragni era stato annunciato al mercato nel settembre del 2021, e prevedeva una intesa pluriennale per la prima collezione eyewear a portare il nome dell’influencer. “Insieme vogliamo creare un nuovo marchio fashion di riferimento nell’eyewear che, attraverso il digital, sia in grado di parlare direttamente alle nuove generazioni", le parole – allora – dell’ad Angelo Trocchia. Aggiungeva Ferragni di avere scelto Safilo “per la connessione che ho sentito con i loro valori, l'innovazione e l’impegno per l’eccellenza".
Valori che ora, però, tornano indietro come un boomerang. L’azienda, spiega chi è a conoscenza della vicenda, ha deciso di interrompere in modo anticipato il contratto di licenza, rifacendosi proprio a quanto lo stesso accordo prevedeva. E cioè il rispetto di “principi di correttezza e buona fede” della condotta, contenuti per altro anche nel codice etico dell’azienda. Principi che sarebbero venuti meno proprio a seguito delle condotte censurate dall’Autorità della concorrenza.