Voto in Francia, il premier Attal:«L'alternativa alla destra? Un parlamento multicolore che avanza per progetti»
Il giovane primo ministro uscente esclude un governo con gli «insoumis» di Melenchon: «Vuol farlo credere la destra». Già domenica forse si dimetterà. Ma Macron potrebbe non accettarlo, e tenerlo premier fino a dopo i Giochi
Tra lo spiedo del poulet, le vasche di capesante e la vetrina dei salumi di Arcangelo, ciociaro da due generazioni in Francia, il premier Gabriel Attal ha mosso gli ultimi passi di questa straziante campagna elettorale. L’ha fatto tra i banchi di un mercato, ma nel cuore della capitale borghese, sul boulevard Raspail, tra il tempio dello shopping ricco del Bon Marché e l’hotel di extralusso Lutetia; tra la ministra della Cultura già gollista Rachida Dati e il candidato di Ensemble alla circoscrizione due di Parigi, Jean Laussucq, che se la vede domani con l’esponente socialista Marine Rosset. Non è il resto del Paese, è un’isola, ma la scelta di sostenere al miglio finale un macronista alleato dei Républicains contro il Nuovo fronte popolare potrebbe dire qualcosa delle alleanze future che il giovane premier sta già tessendo.
Assediato da tv e radio francesi, risponde a riguardo a due domande del Corriere. Che cosa significa quella che ha definito «Assemblée plurielle», un Parlamento multicolore: come lo immagina? «Nel voto in questo secondo turno, c’è un’alternativa alla maggioranza assoluta della destra estrema — replica Attal — e sono le diverse formazioni politiche rappresentate all’Assemblée. Dentro queste formazioni io mi batto perché i deputati di Ensemble siano i più numerosi (i sondaggi non danno questa indicazione, ndr). Poi, se non ci sarà maggioranza assoluta, vi sarà la possibilità con le varie formazioni politiche, progetto per progetto, di fare avanzare il Paese».
Tra le formazioni politiche alleate, c’è posto anche per La France insoumise di Mélenchon? «È quello che vuol far credere Bardella (aspirante premier della destra estrema, ndr). Tutti i loro candidati stanno cadendo uno dietro l’altro, ogni giorno si scopre qualcosa, ben un terzo ha espresso opinioni razziste, antisemite, omofobe o contro i diritti delle donne; e dal momento che tutto questo sta venendo alla luce, Le Pen e Bardella hanno trovato un trucco grossolano: noi di Ensemble faremo una coalizione con La France insoumise (LFi), dicono. Mentre Mélenchon dice che la faremo con il Rassemblement national (Rn)… La verità è che abbiamo due partiti, LFi e Rn, che hanno preso in ostaggio con i loro discorsi assurdi la democrazia e le elezioni. E sono molto chiaro su questo punto: se c’è qualcuno che ha combattuto ed è stato combattuto dalla France insoumise sono io, mi hanno presentato più volte mozioni di sfiducia. Dunque, a questo trucco di Rn nessuno crede».
Impeccabile ma congestionato in volto, Attal ha attraversato una settimana lunghissima, al termine della quale, con ogni probabilità, in base alla tradizione della Quinta Repubblica, rassegnerà le dimissioni, già domenica sera. Non è detto che il presidente Macron le accolga, però, anzi probabile che non lo faccia almeno fino alla fine dei Giochi olimpici, ad agosto. Al momento, scrivono i retroscenisti di Le Monde tra i due è «freddo glaciale», si parlerebbero solo per «necessità di servizio». Emmanuel che ha sorpreso tutti con lo scioglimento del Parlamento, Gabriel che a sua volta ha scavalcato il capo di Stato forzando le desistenze e la creazione di un «fronte repubblicano» contro l’ultradestra. Potrebbe, esclusi gli insoumis, continuare a guidare questo fronte al Parlamento dopo il 7 luglio, progetto per progetto, come ha detto al Corriere? Non è la prima delle ipotesi, ma non è esclusa. E il giovane premier che ha tenuto testa all’Eliseo potrebbe riservare, anche lui, delle sorprese.