Servizio militare imposto anche agli studenti ultraortodossi: la decisione della Corte Suprema israeliana

diFrancesco Battistini

L'Alta Corte ha votato all'unanimità: leva obbligatoria per i 67mila giovani ortodossi d'Israele. Il rabbino capo Yosef: «La morte è preferibile alla divisa»

TEL AVIV Che vadano in guerra anche loro. Spinti da nove sì, l’unanimità dei giudici. È una sentenza che cambia molte cose: la Corte Suprema israeliana conferma l’ingiunzione provvisoria di tre settimane fa, torna a mettere una pezza negli strappi della politica israeliana, e pronuncia un verdetto che può anche far saltare il governo di Bibi Netanyahu. 

Non c’è più base giuridica per «concedere l’esenzione totale dal servizio militare agli studenti ultraortodossi delle scuole religiose», dice l’Alta Corte. E anche gli haredim d’ora in poi dovranno indossare la divisa, perché vale il principio d’eguaglianza. Per le supreme toghe, non è mai stata approvata una legge formale che distinguesse fra chi prega e chi combatte, fra studiosi della Torah e cittadini normalmente arruolati nell’esercito. Per questa ragione, i giudici stabiliscono che il governo Netanyahu non può più «dare sostegno finanziario» – come accade ora – a chi s’evita la guerra di Gaza solo perché è impegnato a leggere il Libro.

Sono anni che mezzo Paese aspetta una sentenza come questa, e ciò per spiegarne la rilevanza. Sono otto mesi che le strade s’affollano di proteste contro i partiti che difendono il privilegio di 67mila giovani ortodossi, ritenuti idonei alla leva, ma esentati per legge dal servizio militare. «È una vittoria storica», dicono i leader del Mqg, il movimento che più s’opponeva al salva-ortodossi: «Ora il governo applichi senza indugio la decisione della Corte». Proprio ieri, lunedì, era stata approvato un aumento dei giorni di servizio per i riservisti, escludendo come al solito gli haredim. Ma nei giorni scorsi il rabbino capo Yitzhak Yosef, fiutando l’aria e sentendo il rumore delle piazze, aveva avvertito: se ci fosse imposta la leva, i nostri ragazzi lascerebbero Israele perché «la morte è comunque preferibile alla divisa militare». 

Ora, lo schiaffo politico è di quelli potenti: i partiti ultraortodossi, determinanti per tenere in piedi la coalizione di Bibi, difficilmente riusciranno a resistere alle pressioni delle yeshivah, le scuole religiose. Per molto meno, in passato, i parlamentari ultrareligiosi della Knesset sono stati chiamati a uscire dalle maggioranze: in piena guerra di Gaza, col fronte caldissimo del Libano, potrebbe anche aprirsi una crisi politica dagli esiti imprevedibili. 

Chi critica la sentenza dell’Alta Corte, fa notare come gli ultraortodossi – che nelle scuole studiano la Torah, trascurando materie come la matematica, l’inglese e le scienze – siano ragazzi del tutto impreparati all’arruolamento. Chi plaude, osserva che il servizio militare offre la possibilità di molti incarichi adatti alla formazione dei religiosi. Si dispera Moshe Gafni, deputato ultrà: «Ce l’aspettavamo. La Corte Suprema non s’è mai pronunciata a favore delle yeshivah. Mai! Non c’è uno solo, di quei nove giudici, che comprenda il valore dello studio della Torah e il suo contributo al popolo ebraico nel corso della storia». «La discriminazione non poteva continuare – commentano dal Mqg – ed è arrivato il momento di dirlo forte: in quest’emergenza, i cittadini israeliani sono tutti uguali». Lo scontro fra Israele confessionale e Israele laico, che cova da anni, è forse a un punto di svolta. 

25 giugno 2024

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