Fermata in Turchia ed espulsa dirigente di Rifondazione Comunista. “Atto inaccettabile”
Bloccata all’aeroporto di Istanbul, senza ricevere una spiegazione, senza sapere fin quando, rinchiusa in uno stanzone assieme a quattro donne, stanzone dal quale non può uscire, senza passaporto ed effetti personali. Sono ore difficili quelle che sta vivendo Anna Camposampiero, dirigente di Rifondazione comunista, partita stamani da Bergamo e diretta a Sanliurfa, al confine con il Rojava. Dove era stata invitata come osservatrice alle elezioni amministrative dalla Sinistra Verde, formazione nata dopo la messa fuorilegge del partito Hdp.
"Mi hanno fermata, chiusa in una stanza, fatto foto segnaletica, rilevato impronte e sequestrato il passaporto. Sono in attesa di sapere su quale volo sarò rimpatriata – spiega lei parlando con Repubblica – Volevano sequestrarmi il cellulare e farmi firmare un foglio in turco, che mi sono rifiutata di siglare. Ho chiesto di parlare con il nostro consolato, ma anche questo non mi è stato permesso”.
Camposampiero, militante dei movimenti contro la guerra, è da sempre impegnata sulle questioni internazionali, dall'America Latina al Kurdistan. È particolarmente attiva nella solidarietà con il popolo curdo e i movimenti democratici e femministi in Turchia ed è stata varie volte in Turchia come osservatrice, con le delegazioni internazionali per la difesa dei diritti umani, per partecipare a congressi della sinistra curda.
"L'espulsione della nostra compagna è un atto inaccettabile da parte di un Paese che ricordiamo fa parte della Nato e dunque è ufficialmente alleato dell'Italia – dice il segretario del Prc, Maurizio Acerbo – Nella Turchia di Erdogan la repressione continua a colpire le forze di opposizione, i movimenti di sinistra e in particolare quello curdo”.