La ginnastica artistica donne conquista l'argento alle Olimpiadi di Parigi 2024: medaglia storica dopo 96 anni
Una medaglia storica per la ginnastica azzurra, mai così in alto dal 1928. Dietro agli Usa della straordinaria Simone Biles, ci sono Manila Esposito, Alice D’Amato, Angela Andreoli, Giorgia Villa e Elisa Iorio
Dentro un frullatore di emozioni, la musica da concerto pop e le luci stroboscopiche da discoteca, a tarda sera accade qualcosa di storico. L’Italia di cinque fantastiche donne, Manila, Alice, Angela, Giorgia e Elisa si prende la medaglia d’argento nella gara a squadre della ginnastica artistica, non salivamo sul podio da Amsterdam 1928 (secondo posto delle «piccole pavesi»), ma era un altro mondo, un altro sport, una ginnastica totalmente amatoriale rispetto a questa funambolica esposizione di equilibrismi. Questa, l’Olimpiade di Parigi, è la casa di Simone Biles, la fuoriclasse americana che si mette alle spalle i capogiri di Tokyo e trascina gli Usa all’oro no contest, una delle medaglie più annunciate dei Giochi francesi: la gara è dal secondo posto in giù e l’Italia, irrobustita da un clamoroso secondo punteggio in qualificazione, c’è.
Volteggio, parallele asimmetriche, trave, corpo libero: i quattro petali della margherita da sfogliare per il podio sono i capisaldi dell’artistica. Le azzurre sono nella rotazione con gli Usa, significa confrontarsi con il diavolo per tutta la gara mentre Brasile e Gran Bretagna mettono sul tappeto le specialità della casa (strepitosa Andrade alle parallele, superba Downie al corpo libero) e la Cina, come i colleghi nel concorso maschile, si sgretola strada facendo. Terza alla fine della prima rotazione (Manila Esposito, Alice D’Amato, Angela Andreoli), la Nazionale del c.t. Casella schiera Giorgia Villa e Elisa Iorio (che per infortunio ha rinunciato a trave e volteggio, una smorfia all’atterraggio), D’Amato è l’unica a sobbarcarsi tutti gli attrezzi (punteggio più alto di Biles alle parallele). Gli Usa volano, ma le azzurre risalgono di una posizione: seconde sulla soglia della trave, rinviene la Gran Bretagna davanti al Canada, sprofonda quinta la Cina.
Ed eccoci al corpo libero, che inizia in salita. Esposito, con i suoi 17 anni l’azzurra più giovane di tutta la compagnia dei celestini ai Giochi di Parigi, appoggia le mani a terra: la giuria le assegna la caduta, c’è un decimo di penalità e purtroppo in finale non si scarta il punteggio peggiore, ogni errore costa caro. D’Amato, dopo l’esibizione di Sunisa Lee, prova a raddrizzare la situazione. C’è da fare catenaccio per impedire l’assalto della Gran Bretagna, l’oro ormai come da pronostico è in mano alle fuoriclasse americane. Alice è imperfetta, obbligatorio che Andreoli chiuda senza sbavature, subito prima dell’esercizio della più brava di tutte, Simone Biles, che fa saltare in piedi il palazzetto di Bercy e il marito Jonathan Owens, safety dei Chicago Bears, appena atterrato dagli Usa.
Aggrappati ai muscoli di Angela Andreoli sulla pedana rimbalzante dove in questi giorni Biles scriverà un’altra pagina di storia, tratteniamo il respiro. Ed eccolo, il piccolo miracolo delle grandi donne italiane. Il punteggio di Angela (13.833) perdona i peccati veniali commessi per strada, le azzurre chiudono seconde (165.494) dietro la superpotenza della super atleta Biles (171.296) e davanti al Brasile (164.497). Simone è tornata per dominare ma nel mondo delle fenomene c’è un posto di prima fila anche per noi.