Yemen, milizie Houthi all’attacco: colpita un’altra nave nel Mar Rosso

Un missile lanciato dalle milizie yemenite Houthi ha colpito lunedì sera una nave cisterna, provocando un incendio. L’attacco è avvenuto nello stretto di Bab el-Mandeb, l’accesso al Mar Rosso largo soltanto 29 chilometri. E ora rischia di mettere a rischio l’intero traffico commerciale diretto verso il canale di Suez: per la prima volta, è finita nel mirino una nave senza legami evidenti con Israele. La “Strinda”, lunga 144 metri, batte bandiera norvegese ed è partita dalle Malesia diretta a Trieste con un carico di biocombustile destinato all’Eni. Nonostante le fiamme, visibili a chilometri di distanza, l’equipaggio non ha subìto danni e sta facendo rotta verso un porto sicuro.

Si sarebbe trattato di un assalto multiplo. La fregata francese Languedoc avrebbe abbattuto un drone in volo verso il mercantile e poi avrebbe “preso posizione in sua difesa, in modo da prevenire un tentativo di abbordarla”.

Nelle scorse settimane ci sono stati attacchi con droni e missili contro tre petroliere e portacointainer con armatori o soci israeliani: tre settimane fa una squadra di miliziani è scesa con un elicottero sulla Galaxy, ha preso in ostaggio i venticinque uomini d’equipaggio e l’ha obbligata ad andare in Yemen. La nave appartiene a una compagnia britannica con soci israeliani, ma l’armatore è giapponese.

Sabato un portavoce degli Houti ha proclamato che “saranno state prese di mira tutte le navi che fanno rotta verso Israele: sarà permesso il passaggio nello Stretto a quelle che non hanno rapporti con Israele o che non si dirigono lì”. Poi nel commentare l’aggressione alla Strinda, il generale Yahya Saree in un video ha detto che il mercantile “dirigeva verso Israele e non ha risposto ai segnali di avvertimento”. L’armatore norvegese Mowinckel Chemical Tankers solo ore dopo il raid ha ammesso che era stata pianificata una sosta ad Haifa a inizio gennaio, ma “era stata tenuta segreta su consiglio dei loro consulenti di sicurezza”: possibile che gli Houthi ne fossero a conoscenza? Il timore è che in realtà la formazione yemenita pretenda di ispezionare ogni nave in transito nel Mar Rosso.

Gran parte degli armatori adesso prima di entrare nel Mar Rosso imbarcano plotoni di contractors per evitare sequestri: anche la Strinda aveva a bordo guardie armate. Alcune compagnie israeliane hanno già deciso di evitare Bab el-Mandeb, circumnavigando l’Africa per raggiungere il Mediterraneo. E il premio delle polizze assicurative continua a crescere per coprire il rischio di attacchi: c’è il rischio che la crisi yemenita possa provocare un aumento del costo generale delle merci scambiate tra Asia ed Europa. Anche il dieci per cento del commercio di petrolio passa dalla stessa rotta.

Più volte da fine ottobre la flotta statunitense è intervenuta contro i lanci di missili e di droni, intercettando gli sciami di ordigni scagliati verso il porto israeliano di Eilat: in almeno un caso l’incursione sarebbe stata diretta contro un’unità dell’Us Navy. Finora sono stati distrutti 22 missili e droni, costruiti nello Yemen perfezionando i modelli forniti dall’Iran agli Houthi.

Due giorni fa gli Stati Uniti hanno chiesto agli alleati di formare una squadra navale che si occupi di proteggere la navigazione nel Mar Rosso. Il modello è quello delle missioni condotte nel Golfo Persico sin dagli anni Ottanta per impedire i blitz iraniani contro le petroliere. La Casa Bianca ha spiegato che si tratta di “una risposta naturale” al proliferare di aggressioni. Ma non è chiaro come la flotta multinazionale possa fare da deterrente contro le manovre dei miliziani fondamentalisti: la presenza di incrociatori e caccia statunitensi finora non li ha spinti a desistere dai raid missilistici. “Non abbiamo paura del Consiglio di Sicurezza o di ogni altro potere arrogante e tirannico – ha dichiarato il loro leader Sayyed Abdulmalik al-Houthi - perché noi abbiamo la cultura, lo spirito e la determinazione di un popolo umiliato”.

Washington e Londra hanno accusato Teheran di essere il regista dell’offensiva degli Houthi. L’Iran ha negato: “Sono decisioni autonome”. Molte capitali arabe sono preoccupate che una rappresaglia statunitense finisca per fare il gioco della milizia yemenita, che ha scatenato la campagna in sostegno di Hamas per risollevare il consenso interno. In particolare, la monarchia saudita ha invitato gli Stati Uniti a evitare azioni di forza. Il timore è che nella tensione accumulata in tutto il Vicino Oriente per la guerra di Gaza ogni scintilla possa innescare una reazione a catena dagli esiti imprevedibili.