Russia, dai tank alle urne: la “V” di Putin è ora il logo delle elezioni

MOSCA — Campeggiano da giorni ovunque nelle strade e nelle metropolitane. Manifesti con la lettera “V” nei tre colori della bandiera russa. Sta per vybory prezidenta Rossii, le elezioni del presidente russo che si terranno dal 15 al 17 marzo. Peccato che, nell’alfabeto cirillico, la lettera latina “v” non esista. È uno dei contrassegni apparsi, insieme alla “Z”, sui carri armati diretti in Ucraina nel febbraio 2022 e da allora diventato simbolo dell’offensiva russa contro Kiev. Adesso, ha annunciato la Commissione elettorale centrale, sarà anche il logo dell’imminente voto accompagnato dallo slogan: «Insieme siamo forti, Vota per la Russia».

Non parole a caso. Le ha pronunciate Vladimir Putin. Più volte. Le ha dette dieci anni fa parlando a Sebastopoli nella neo-annessa Crimea. Le ha ribadite nel settembre 2022 rivendicando l’annessione delle quattro regioni ucraine Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia: «Siamo diventati più forti, perché siamo insieme». E le ha ripetute il veterano Artjom Zhoga lo scorso dicembre chiedendogli di ricandidarsi per un quinto mandato presidenziale: «I militari mi hanno chiesto di dirle di restare con noi, perché insieme siamo forti e con lei vinceremo». L’equazione è presto fatta. Votare per il presidente russo è votare per Vladimir Putin e per la sua “operazione militare speciale” in Ucraina.

Stando a una fonte vicina all’amministrazione presidenziale citata dal Moscow Times, sarebbe stato proprio il Cremlino a chiedere di usare un simbolo bellico e una delle citazioni preferite del presidente: «Il logo doveva essere chiaramente collegato all’operazione militare speciale. E la frase associata al presidente. Per la Russia abbiamo solo Putin. Tutti gli altri candidati non sono veri rivali per lui». Al momento, oltre Putin, sono tre i candidati ammessi alla corsa: Leonid Slutskij del Partito liberaldemocratico di estrema destra, Nikolaj Kharitonov del Partito Comunista e Vladislav Davankov di Gente Nuova. Ben due candidati, Sergej Baburin e Andrej Bogdanov, hanno presentato le firme necessarie a sostenere le loro candidatura e subito dopo si sono ritirati dicendo di sostenere Putin.

Sembra invece avere poche chance Boris Nadezhdin, l’unico candidato che si professa «oppositore» del presidente, ma sospettato di essere un fantoccio del Cremlino per dare una parvenza di democrazia al voto. Ha presentato più delle 100mila firme richieste, ma la Commissione elettorale — che il 10 dovrà annunciare la lista definitiva dei candidati — ha già dichiarato di aver riscontrato numerose «irregolarità».

«Quando vediamo decine di firmatari che non sono più di questo mondo, allora sorge il dubbio sugli standard etici del candidato», ha commentato il vicepresidente Nikolaj Bulaev. Parole che sembrano preparare il terreno a una squalifica di Nadezhdin. Se mai c’era stato un complotto dietro alla sua candidatura, dopo i numerosi appelli degli oppositori a votare per lui e le lunghe code degli elettori per sostenerlo con la loro firma, dev’essere prevalso il timore che il gioco sfuggisse di mano. Meglio restare nei binari di una “V” già vista e di uno slogan già sentito.