Un appello da sinistra ai giovani filo palestinesi
«Gli studenti aggressivi danneggiano la causa di Gaza». La denuncia viene da una voce «storica» della sinistra americana, il giornalista Nicholas Kristof. È sul New York Times di oggi. Kristof parte da posizioni vicine a quelle della protesta studentesca, e molto critiche verso l’appoggio dell’America a Israele. Il suo editoriale è una lettera aperta al movimento studentesco che comincia così: «Agli studenti che protestano. Ammiro la vostra empatia per gli abitanti di Gaza, la vostra preoccupazione per il mondo, la vostra ambizione morale di fare la differenza». Il suo monito però è severo: “Le violenze che state usando nelle università possono, in realtà, fare del male agli abitanti di Gaza».
Kristof conduce da mesi una campagna per sensibilizzare i suoi lettori alla tragedia umanitaria nella Striscia. Ha condannato sempre e senza esitazioni il comportamento delle forze armate israeliane, la linea di Benjamin Netanyahu, e la fornitura di armi da parte degli Stati Uniti. Di fronte alle occupazioni di campus universitari in America, però, è spaventato. Ricorda quel che accadde in occasione di un’altra guerra, che vide l’America coinvolta in prima linea. «Il mio pensiero è condizionato dalle proteste contro la guerra del Vietnam degli anni Sessanta. Gli studenti che manifestavano allora avevano ragione nel merito: quella guerra non potevamo vincerla, e la combattevamo in modo irresponsabile e immorale. Tuttavia quegli studenti non accorciarono quel terribile conflitto; al contrario, probabilmente lo prolungarono. Gli attivisti di sinistra nel 1968 non raggiunsero il loro obiettivo, che era di eleggere alla presidenza il candidato pacifista Gene McCarthy; invece il caos e le proteste violente contribuirono all’elezione di Richard Nixon, che promise di restaurare l’ordine, poi prolungò la guerra e la estese alla Cambogia».
Kristof conclude con un avvertimento. «Non bastano le buone intenzioni, non basta l’empatia». Sottolinea che quanto sta accadendo nei campus americani non solo non aiuta il popolo di Gaza ma distoglie l’attenzione dalle sue sofferenze. Poiché nella protesta studentesca prevalgono le frange più radicali, gli estremisti che lanciano slogan di odio antisemita, l’attenzione degli americani si sposta su quello. I palestinesi diventano un pretesto, uno sfondo, in primo piano ci sono gli eccessi della protesta studentesca ed è su quelli che l’elettorato Usa si schiera.

Le proteste all'Ucla
Nello stesso numero del New York Times, prima dell’editoriale di Kristof, le pagine di cronaca offrono abbondante materiale a sostegno di quanto scrive l’opinionista di sinistra. Nel descrivere il nuovo epicentro della contestazione che si è spostato sulla West Coast, alla University of California-Los Angeles (Ucla), il quotidiano spiega come gli studenti «collegano Gaza alla violenza poliziesca, al razzismo, al cambiamento climatico».
La Palestina quindi è mescolata in un magma ideologico dove tutto si tiene: l’America è demonizzata come una società sistematicamente razzista, il suo capitalismo è denunciato come una forza distruttiva, l’Apocalisse climatica è il risultato della supremazia occidentale. Gli stessi studenti che sono pro-Hamas e contro Israele (spesso contro gli ebrei tout court), sono anzitutto anti-americani e questo non lo nascondono affatto.
Sul razzismo è emblematico un accostamento. Contro la polizia chiamata a sgomberare le facoltà occupate, uno slogan spesso gridato dagli studenti è “KKK”, le tre iniziali del Ku Klux Klan, infame organizzazione razzista, segregazionista, che praticava i linciaggi dei neri. Ma una foto che in queste ore fa il giro del mondo, dallo sgombero del campus Ucla, mostra una poliziotta black e un poliziotto black che allontanano una giovane ragazza bianca e bionda. Quel “KKK” rivolto agli agenti di colore che fanno il loro mestiere, da parte di giovani privilegiati bianchi, è un dettaglio che accentua il disagio della sinistra. Kristof ha dato voce a questo disagio. Nella stessa giornata ha parlato Biden, per condannare la violenza: è convinto anche lui che questo movimento studentesco ha imboccato una strada pericolosa.
2 maggio 2024
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