Kiev prova a guardare oltre la guerra: “Porteremo un piano di pace ai russi”

Bürgenstock — Le delegazioni di 92 Paesi si sono presentate a Bürgenstock, un resort di lusso in Svizzera, per una conferenza di pace sull’Ucraina che si muove su due piani, uno pubblico e uno più discreto e lontano dagli occhi. Sul piano pubblico gli argomenti affrontati sono tre: la messa in sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia, che le truppe russe hanno occupato e trasformato in una base militare e per la quale adesso si propone la creazione di una zona franca, una garanzia di sicurezza per il traffico del grano e la restituzione delle decine di migliaia di bambini ucraini deportati in Russia.

Il summit non serviva soltanto a questo, c’erano obiettivi pubblici più larghi. C’è da sostenere l’idea della “pace giusta”, come ha detto anche il ministro degli Esteri italiano Tajani, quindi di un accordo che alla fine non colpisca l’Ucraina con condizioni punitive e non un accordo purchessia, come quello proposto da Putin due giorni fa. Il leader russo dice che se gli ucraini cedono quattro regioni – e le città incluse, come Zaporizhzhia, un milione e trecentomila abitanti, Kherson, settecentomila abitanti e il Donbass, altre centinaia di migliaia di persone – allora potrebbero cominciare i negoziati per un cessate il fuoco.

C’era anche da dimostrare nel modo più celebratorio possibile, con una parata di capi di Stato, ministri e diplomatici, che hanno sfilato uno per uno in auto fra i prati e i boschi di conifere, che l’Ucraina è appoggiata da una larga comunità internazionale e desidera la pace. Non c’era Biden, come si sapeva da tempo (è il segno che non ci si aspettano svolte), ma la sua vice Kamala Harris. Questa dimostrazione di forza diplomatica è parte di una campagna per sgonfiare la propaganda della Russia, che invece accusa Zelensky – presente al summit – e i suoi alleati occidentali di essere guerrafondai contrari a un accordo.

Poi c’era il piano più discreto. Ci sono le parole molto significative pronunciate a lato dell’incontro, fuori in una piazzola e davanti ai giornalisti, di Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino e l’uomo a cui fa riferimento l’intelligence. Yermak dice che «l’Ucraina non è contraria ai colloqui con la Russia nel secondo vertice di pace». Parla di un piano congiunto, che per ora non esiste, ma quando sarà pronto «sarà presentato alla Russia, a livello di leadership». L’idea sarebbe aspettare questa occasione che tutti stanno citando come se fosse già organizzata, una seconda conferenza di pace che avrebbe lo stesso formato di questa sulla montagna del Bürgenstock ma che vedrebbe la partecipazione anche di Russia e Cina, che qui non si sono presentate.

Si parla di negoziati e trattative sempre in corso e sottobanco fra russi e ucraini, ma non tra Putin e Zelensky – perché anche per ragioni di forma non possono parlarsi in via diretta. Questi colloqui prenderebbero, se emergessero, la forma della cosiddetta Black Sea Initiative secondo fonti diplomatiche ucraine ascoltate da Repubblica, quindi di quell’accordo che dal luglio 2022 garantì la sicurezza del traffico commerciale nel Mar Nero e fu negoziato punto per punto grazie alla mediazione della Turchia perché ucraini e russi non si parlavano direttamente. Quel patto aveva di speciale che era molto circoscritto e pratico, anche se poi dopo sei mesi la Russia se ne tirò fuori. Igor Zhovka, dello staff presidenziale, afferma: «Il negoziato con Mosca non comincia qui, comincerà in seguito».

Il ministro Tajani ha annunciato in plenaria l’invio da parte dell’Italia di un nuovo pacchetto di aiuti militari e ha detto che la Cina ha fatto male a non partecipare. Pechino, che in queste settimane ha fatto pressione per spingere anche altri governi a non mandare delegazioni a questo summit, ha proposto all’Ucraina «di incontrare la Russia e metà strada», ma per Tajani «è la Russia che se volesse potrebbe lasciare l’Ucraina e ci sarebbe la pace domani mattina». Oggi in mattinata è atteso l’arrivo alla conferenza di pace svizzera della premier Giorgia Meloni, che ieri era impegnata a chiudere il G7, in tempo per il discorso conclusivo di Zelensky.