West Nile, muore a 45 anni tre mesi dopo il contagio: «Diagnosi fatta tardi»
Venezia, aperta un'inchiesta. La donna era di Mirano: l'infezione virale e la febbre a metà ottobre, poi il ricovero in ospedale e in una Rsa
«Era riuscita a muovere le gambe per la prima volta dopo mesi, venti minuti più tardi è morta». Pierangelo Scarpa fatica ancora a raccontare il calvario della compagna scomparsa venerdì 26 gennaio all’ospedale di Dolo a tre mesi dal contagio di West Nile. Annalisa Scarpa, originaria di Pellestrina (Venezia), aveva 45 anni ed è la seconda persona morta a causa del virus del Nilo nel territorio dell’Usl 3. Sarà la Procura di Venezia, che ha aperto un fascicolo, a chiarire le cause.
Il ricovero
La donna, madre di due figli, si è ammalata ad ottobre dopo essere stata punta da una zanzara vicino alla propria abitazione di via Cavin di Caselle, frazione di Santa Maria di Sala, dove viveva; e ora i famigliari vogliono capire se l’azienda sanitaria abbia fatto tutto il possibile per evitarne la morte. «È entrata in ospedale il 13 ottobre, un giorno prima del suo compleanno — spiega il compagno —. Da almeno tre giorni aveva la febbre a 40, stava malissimo. Quando è stata ricoverata all’ospedale di Mirano non riusciva più ad aprire bene gli occhi, non era in grado di mangiare, aveva crisi respiratorie e dopo quasi una settimana è stata intubata e spostata in terapia intensiva, dove è rimasta per circa 2 mesi, fino al 20 dicembre. Inizialmente nessuno capiva cosa avesse, soltanto facendole la spinale, a fine ottobre, hanno scoperto che si trattava di West Nile».
La nota dell'Usl 3
Alla fine dell’anno il trasferimento in una residenza sanitaria di Stra, prima del nuovo ricovero a Dolo dove è morta. «Per le condizioni in cui si è trovata, la paziente è stata seguita nel suo lungo percorso dalle strutture sanitarie dell’Usl 3 — fa sapere la Serenissima —. A seguito del decesso lo stesso reparto ospedaliero in cui era ricoverata aveva disposto il riscontro diagnostico ed ora l’azienda sanitaria è a disposizione per ogni eventuale ulteriore verifica sulle cure e sull’assistenza fornite». «L’ho vista l’ultima volta 20 minuti prima che morisse, avevo avvisato le infermiere che necessitava di cure, appena le ho viste entrare nella stanza per sistemarla sono tornato a casa — racconta il compagno —. Nemmeno il tempo di togliermi il giubbotto che l’ospedale ha telefonato a mia cognata, nemmeno a me, per avvisarci che era morta».
Eseguita l'autopsia
Venerdì è stata eseguita l’autopsia che potrà dare le prime spiegazioni sulle cause del decesso, in attesa dell’indagine interna dell’Usl e di quella della procura di Venezia guidata dal pm Giorgio Gava: domani, lunedì 5 febbraio, dovrebbe arrivare il nulla osta per i funerali che dovrebbero svolgersi mercoledì o giovedì prossimo. «Il mio pensiero primario ora sono le nostre due figlie — confessa Scarpa —. Trovarsi a 12 e 16 anni senza più la mamma, si può intuire che momenti stiano passando». Annalisa Scarpa non aveva un lavoro continuativo, ma svolgeva tanti lavoretti che la riempivano di gioia: in particolare amava dare una mano alle maestre di danza della palestra frequentata dalle proprie figlie. «Trascorreva un po’ del suo tempo lì quasi tutti i giorni, per il resto era una donna molto semplice che dedicava la sua vita alla propria famiglia, senza mai particolari grilli per la testa».
I casi precedenti
Il caso, del tutto isolato, di infezione da West Nile è stato seguito e analizzato dall’Usl 3 sia dal punto di vista clinico che da quello epidemiologico ma non ha comportato alcun intervento di disinfestazione dell’area in cui si è manifestato. Nel corso del 2023 nel territorio che fa riferimento alla Serenissima si sono registrati nove casi di infezione da virus del Nilo, di cui tre neuroinvasivi. Prima del decesso di Scarpa, si era registrato un solo altro caso rivelatosi mortale. Sempre l’anno scorso tra i Comuni di Vigonovo e Saonara, al confine con il territorio padovano, si è sviluppato un piccolo cluster che ha richiesto un intervento di disinfestazione.
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