I funerali di Aleksei Navalny non saranno ovviamente di Stato, ma rappresentano senz’altro una questione di Stato. Vladimir Putin ha sostenuto pi� volte di essere guidato nelle sue decisioni dalla Storia russa, ma questa volta non esistono precedenti a cui rifarsi. Sono giorni in cui per mostrare le eventuali paure del Cremlino vengono citate le esequie di Andrej Sakharov, con tanto di fotografie dell’evento che riprendevano decine di migliaia di persone dietro alla bara del dissidente pi� famoso dell’epoca tardo-sovietica. Proprio per questo, il paragone non tiene.
Era il 18 dicembre 1989, era gi� caduto il muro di Berlino, stava per crollare anche l’Urss. Lo storico dei diritti umani Arsenij Roginskij raccontava che dopo la funzione, alla quale aveva partecipato, Mikhail Gorbaciov, segretario del Pcus e pi� alta carica dello Stato, and� dalla vedova Elena Bonner e chiese cosa potesse fare per aiutarla. Lei ordin� con tono perentorio che le autorit� riconoscessero l’associazione Memorial, che raccoglieva e denunciava i crimini del regime sovietico, fondata anche dal marito tra gli altri. Poche settimane dopo, lo statuto di Memorial venne dichiarato legale.
Altri tempi e altra Russia. Anche se esiste un filo invisibile che unisce i funerali pi� recenti degli oppositori. Quando il 27 febbraio 2015 venne ucciso Boris Nemtsov, l’ex vicepremier liberale che era diventato la mente politica delle contestazioni del 2011-2013 a Putin, amico ed alleato di Navalny, la camera ardente si tenne al Centro Sakharov, chiuso definitivamente dal tribunale di Mosca lo scorso agosto, cos� come gi� da due anni Memorial � stata bandita dalla Russia e dichiarata agente straniero. Ai funerali non partecip� Putin, che pure aveva condannato il delitto definendolo �un brutale assassinio�, ma c’erano rappresentanti del governo, nelle persone dei due vicepremier del tempo, perch� ancora non era chiara la matrice di quell’agguato avvenuto a poche centinaia di metri dal Cremlino. Anzi, gli occhi di tutti erano puntati sulla giovane fidanzata del defunto, di nazionalit� ucraina, che aveva subito lasciato il Paese. Nemtsov venne sepolto al cimitero di Troekurovskoye, dove riposa anche la giornalista Anna Politkovskaya.
Navalny, la scelta cristiana del nono giorno per la restituzione del corpo. Ma Putin teme la folla al funerale
Il rischio del �mausoleo� con altri oppositori. Lo zar cristiano non poteva andare contro tutti i precetti della Chiesa ortodossa

Ad Aleksei Navalny fu negata la partecipazione al funerale del suo amico. Stava scontando 15 giorni di carcere per disturbo della quiete pubblica. Sono questi due nomi ad aver indotto la madre a chiedere quel luogo per la sepoltura del figlio, e sono al tempo stesso la probabile ragione per la quale il giudice siberiano Varasayev glie l’ha negato in maniera cos� categorica, anche se non aveva alcuna competenza territoriale per farlo. Mettere il nemico numero uno di Putin accanto ai suoi due predecessori pi� celebri, renderebbe il cimitero di Troekurovskoye un luogo di culto della dissidenza, laddove invece dei morti �contro� non deve restare traccia. Come accaduto per Prigozhin, che ha avuto esequie private in data e localit� segreta, con il consenso della famiglia.
A meno di spaccature al suo interno, il cosiddetto clan Navalny non ha alcuna intenzione di venire incontro ai desiderata del Cremlino, risolvendogli il problema di immagine che comporterebbe un funerale con migliaia di persone, se non di massa come fu quello di Sakharov. Le autorit� vogliono limitare l’impatto mediatico del funerale, e per farlo devono poter gestire il numero di persone che intende parteciparvi. In questo senso, la destinazione finale del cimitero di Khovanskoye, alla periferia pi� estrema di Mosca, ventilata da alcuni canali Telegram filo putiniani, se confermata avrebbe una evidente funzione di riduzione del danno.
La data di ieri non � comunque casuale. Anch’essa ha una sua logica. Il corpo di Navalny � stato restituito alla famiglia al nono giorno dopo la morte. Putin �� l’unico cristiano praticante ai vertici dello Stato�, come ebbe a dire anni fa il metropolita Ilarion, gi� responsabile dei rapporti internazionali della Chiesa ortodossa e in quanto tale interlocutore di papa Francesco, ora �esiliato� a Budapest per non aver sostenuto la linea belligerante del patriarca Kirill sull’Ucraina. E lo Zar cristiano non poteva andare contro tutti i canoni della Chiesa ortodossa: nove giorni dopo la morte, l’anima di un uomo si presenta davanti a Dio. Il nono giorno si celebra il �pominki�, l’equivalente della nostra veglia. I viventi si riuniscono a casa del defunto per ricordare lo scomparso. Il nono giorno � anche quello in cui qualsiasi credente si reca in chiesa e consegna al prete un biglietto con il nome di battesimo del defunto, affinch� sia menzionato nella sua preghiera. Ieri davanti alla cattedrale moscovita del Cristo Salvatore si � formata una lunga coda di fedeli.
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25 febbraio 2024 (modifica il 25 febbraio 2024 | 07:11)
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