Gaza e le città sotterranee

La città sotterranea è un mito, declinato in molteplici forme della realtà. Prima che a Gaza è stata costruita in ogni angolo del pianeta. E’ una speranza di sopravvivenza o di una vita oltre la morte. A volte, l’ultima residenza in vita, prima della morte. E’ un afflato religioso o un intento commerciale. Custodisce i morti di Napoli, i negozi di Montreal, gli immigrati di Pechino. C’era una “piccola Berlino” sotto Trieste bombardata. Ci sono sette piani, giù fino a 85 metri, con chiese, frantoi, cucine sotto Derinkuyu, in Cappadocia. E’ uno specchio capovolto, per guardare l’esistenza mentre ti schiaccia. E’ un espediente terminale: veniteci a prendere dove nessuno (neppure voi) vorrebbe mai stare. Eppure ci stanno, i vivi, i morti e quelli di mezzo. Sepolti nelle viscere della terra non perché campare lì sia meglio, ma perché è possibile. Scesi per scelta, con la folle idea di resistere fino al giorno della rivincita, quello in cui usciranno alla luce e il nemico sarà sconfitto. E che provi a calarsi lui, che non conosce il labirinto: sarà annientato dalla forma del luogo, prima che dalla sostanza della spada o del fuoco dei suoi abitanti.