Manifestazioni pro-Palestina, università bloccate in tutta la Francia
La ministra dell'Università chiede ai rettori di garantire l'ordine, mentre gli studenti di Sciences Po vogliono la cancellazione di un master congiunto con Tel Aviv: «Fuori questione» la risposta del governo
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — La ministra francese dell’Università, Sylvie Retailleau, chiede ai rettori di garantire «il mantenimento dell'ordine pubblico» utilizzando «il massimo dei poteri» a loro disposizione per contenere le proteste a sostegno di Gaza nei campus francesi, dove da alcune settimane si susseguono manifestazioni e blocchi ispirati alle manifestazioni nelle università americane.
«Vi chiedo di usare il massimo dei poteri che vi sono stati conferiti dal Codice dell'istruzione», ha detto Retailleau in un discorso ai presidenti delle università. «I presidenti sono responsabili del mantenimento dell'ordine nelle sedi universitarie. E la polizia può entrare solo su richiesta delle autorità universitarie», ha ricordato la ministra ai responsabili delle 74 università pubbliche in Francia.
Sylvie Retailleau ha anche chiesto di «garantire la pluralità delle espressioni» all'interno delle università e di «rafforzare i meccanismi per consentire che tutti i dibattiti si svolgano nei vostri istituti, nel rispetto della legge, naturalmente, ma anche delle persone e delle idee».
Lunedì, la regione dell'Île-de-France ha deciso di «sospendere» i finanziamenti a Sciences Po, «fino a quando non saranno ristabilite la calma e la sicurezza», ha annunciato la presidente Valérie Pécresse, del partito Les Républicains (destra gollista).
La polizia è intervenuta nei giorni scorsi a Sciences Po Paris e alla Sorbona per evacuare gli attivisti che avevano montato delle tende.
E oggi, giovedì 2 maggio, la direzione di Sciences Po Lille ha deciso di chiudere la scuola, inizialmente fino a mezzogiorno, dopo un «tentativo di blocco da parte di studenti "in parte esterni" a Science Po», ha dichiarato la direzione in un comunicato stampa.
Gli studenti, che hanno partecipato al blocco all'alba, si sono poi spostati nella vicina scuola di giornalismo ESJ, dove hanno bloccato gli ingressi. Tra le richieste degli studenti c'è la cancellazione di un master congiunto tra Sciences Po Lille e l'Università di Tel Aviv. «Il nostro Consiglio di amministrazione si è espresso chiaramente contro il boicottaggio delle università israeliane», ha dichiarato la direzione di Sciences Po, pur ritenendo «legittimo che la nostra comunità esprima la propria solidarietà con le persone vittime della guerra».
In risposta a queste richieste, simili a quelle avanzate da Sciences Po Paris, la ministra Retailleau ha dichiarato che è «fuori questione che le università prendano una posizione istituzionale a favore di qualsiasi richiesta particolare nell'attuale conflitto in Medio Oriente».
Si approfondisce intanto la contrapposizione tra il governo e la destra da una parte, e la sinistra radicale della France Insoumise, il partito guidato da Jean-Luc Mélenchon, che prende parte alla mobilitazione sostenendo e incoraggiando gli studenti. Due esponenti del partito, la capogruppo Mathilde Panot e la candidata alle europee Rima Hassan, sono state sentite martedì scorso nell’ambito di un’indagine per «apologia di terrorismo», ma entrambe denunciano la criminalizzazione della protesta e Rima Hassan, nata in un campo di rifugiati palestinesi in Siria, ha detto di «rivendicare pienamente» l’appello alla rivolta da lei pronunciato qualche giorno fa.
Il premier Gabriel Attal ha dichiarato che «non ci sarà mai un diritto al blocco delle università, non ci sarà mai tolleranza per le azioni di una minoranza attiva e pericolosa che cerca di imporre le sue regole ai nostri studenti e insegnanti».