Case Green, via libera definitivo alla direttiva Ue. L’Italia vota contro con l’Ungheria

MILANO – Via libera alla direttiva europea cosiddetta delle Case Green, con strascico politico che mette l’Italia all’angolo. Il Consiglio dell'Ue approva infatti le nuove regole per le prestazioni energetiche in edilizia: l'Ecofin trova la maggioranza qualificata richiesta per approvare le nuove norme, ma Italia e Ungheria votano contro.

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Si astengono Croazia, Repubblica ceca, Polonia, Slovacchia e Svezia.

"Abbiamo votato contro la direttiva sulle Case Green, si è concluso l'iter. Il tema è chi paga. Abbiamo esperienze purtroppo note in Italia", ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, oggi a Lussemburgo per l'Ecofin. "E' una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga? Noi abbiamo esperienze in Italia in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani e diciamo che è un'esperienza che potrebbe insegnare qualcosa".

La Confedilizia con Giorgetti

Al “no del governo Meloni” plaude la Confedilizia. “E’ la scelta giusta. Pur attenuato, si tratta di un provvedimento ideologico, sbagliato e pericoloso", spiega il presidente Giorgio Spaziani Testa. "Si è passati - rivendica grazie all’opposizione al testo iniziale - dal divieto di vendere e locare gli immobili privi di determinate caratteristiche energetiche (prima bozza), all'obbligo di raggiungere specifiche classi energetiche entro ravvicinate date prestabilite (testo in discussione fino a pochi mesi fa), per arrivare alla stesura oggi definitiva, che impone agli Stati di raggiungere determinate riduzioni percentuali del consumo medio di energia degli immobili".

Opposte ovviamente le reazioni dall’opposizione. “Ancora una volta, su un dossier chiave per il futuro dei cittadini e dell’Europa, il governo di Giorgia Meloni si accoda a Orban e viene completamente isolata in Ue. Eppure la direttiva sull’efficientamento energetico è una manna dal cielo per il nostro Paese ultimo in Europa, secondo i dati Eurostat, nella crescita del valore degli immobili”, annota Tiziana Beghin, capodelegazione del M5S al Parlamento europeo.

Gli obiettivi della direttiva

In effetti l’iter è stato molto tormentato: proposta dalla Commissione a fine 202, fin da subito ha alimentato polemiche. La direttiva sarà ora pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore venti giorni dopo. I Ventisette avranno poi due anni di tempo per adeguarsi, un arco di tempo in cui tutte le capitali, compresa Roma, dovranno presentare all'Ue un piano nazionale di ristrutturazione, ovvero una tabella di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi.

A partire dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero, mentre per gli edifici pubblici lo standard si applicherà dal 2028.

Abbandonata l'idea di classi energetiche armonizzate, l'Ue ha deciso che almeno il 16% degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033.

Per le case (edifici residenziali) si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035. Almeno il 55% dell’obiettivo di riduzione del consumo energetico andrà centrato rinnovando il 43% degl edifici residenziali con le peggiori performance.

L’obiettivo ultimo è arrivare al 2050 con un parco edilizio a zero emissioni.

Per garantire flessibilità ai governi, le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell'obiettivo e gli Stati potranno scegliere di applicare esenzioni per gli edifici storici, per gli edifici agricoli, per scopi militari e per quelli utilizzati solo temporaneamente.

Stop alle caldaie a gas

La Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annuali per la ristrutturazione degli edifici. Si invitano i Paesi membri a considerare assistenza tecnica e supporto finanziario per adottare le misure, in particolare verso le famiglie vulnerabili.
L'obbligo di installare i pannelli solari riguarderà solo i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030. Gli Stati avranno tempo fino al 2040 per dire addio alle vecchie caldaie a combustibili fossili, mentre dal 2025 dovranno porre fine a tutti i sussidi per le caldaie autonome. Le norme spingono poi sulle infrastrutture per la mobilità sostenibile, tra cui punti di ricarica per le auto elettriche all'interno o accanto agli edifici, pre-cablaggi o canalizzazioni per ospitare infrastrutture future e parcheggi per le biciclette.