Europee in Austria, il balzo dell'estrema destra grazie aVilimsky, il «Bruce Willis delle Alpi»
La prima vittoria assoluta nella storia del Partito della libertà e il successo personale di Harald Vilimsky. Che ora punta alle elezioni nazionali in autunno.
All’Europarlamento la vittoria della Freiheitliche Partei Österreichs, partito di ultradestra che promette agli austriaci un’Austria «libera, sicura, neutrale», vuol dire sei seggi, il doppio di prima, tra i banchi di Identità & Democrazia.
Ma è in patria, nell’Austria che «tornerà come prima», che la prima vittoria assoluta della storia dell’Fpö rimbomba più forte. «È solo una tappa», titola il quotidiano Kurier quando ancora il 25,7% della vittoria è solo un risultato parziale. Seguono le ambizioni del «partito della libertà»: vincere le elezioni nazionali che si terranno in autunno, e la conseguente nomina a cancelliere per Herbert Kickl, dal 2021 segretario del partito.
Più in grande, poi, il candidato di punta dell’Fpö Harald Vilimsky ha confessato in campagna elettorale che alla presidenza della Commissione, dopo von der Leyen e dopo quel Claude Juncker a cui lui stesso aveva dato dell’«alcolizzato», vedrebbe Viktor Orbán. «Sarebbe l’antitesi dell’establishment di Bruxelles».
Il Bruce delle Alpi
Il volto della campagna elettorale è stato Harald Vilimsky, il «Bruce Willis delle Alpi». Non un uomo nuovo: nel 2019 aveva preteso le scuse del direttore della tv pubblica che aveva mandato in onda un monologo satirico; ha definito gli accordi di Parigi sul clima «un inchino alla lobby dell’atomo»; vuole dimezzare il numero di europarlamentari ma si dice contrario a una Öxit, cioè all’uscita dall’Unione, «vogliamo cambiare invece le persone che la amministrano». Tra i punti forti della sua campagna c’è l’obiezione ai costi del sostegno all’Ucraina, «insostenibili».
I rapporti con Mosca
I rapporti con Mosca del suo partito sono del resto controversi da tempo. L’ultimo scandalo — che ieri non ha tolto all’Fpö nemmeno un voto — è di questa primavera: Ergisto Ott, un uomo dell’intelligence, è stato arrestato per aver passato informazioni alla Russia. Lo avrebbe fatto quando il segretario dell’Fpö Kickl era ministro. Già nel 2016 la Fpö e il partito di Putin Russia Unita avevano firmato un «Trattato di amicizia» che poi Kickl ha sospeso. Nel 2018 la ministra degli Esteri Karin Kneissl, dell’Fpö, si sposò, e tra gli invitati c’era Putin.
I Popolari indietro con il 24.7%
Nel 2019 due uomini del partito, uno era il vicepremier Strache, furono filmati a Ibiza mentre discutevano pratiche illecite, e il cancelliere Sebastian Kurz defenestrò il partito dalla coalizione di governo. Oggi i suoi Popolari gli arrancano dietro col 24,7%. Alla guida del partito si sono succedute figure controverse come Jörg Haider, segretario dal 1986 al 2000, e prima Friedrich Peter, di cui la stampa rivelò un passato nelle SS, in un’unità che aveva ucciso 42 mila tra ebrei e russi. Lui negò di averne mai saputo nulla. Eccetera. Eppure nulla sembra ostacolare l’ascesa dell’Fpö. Oggi le sue parole d’ordine di maggior successo sono state «Fermare la follia della Ue»: il 63% degli austriaci, in un sondaggio recente, è perplesso dalle politiche dell’Unione, e l’ex «Partito della libertà della Carinzia» (con questo nome è stata fondata la Fpö nel 1955) questo sentimento lo sa usare.
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