In Germania l'AfD è il secondo partito: l'estrema destra supera i socialdemocratici di Scholz
Dai primi exit poll delle Europee, i tre partiti della coalizione al governo, Spd, Verdi e Liberali, insieme raggiungono circa il 30 per cento, quanto la Cdu. Il cancelliere fortemente indebolito
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BERLINO - Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il suo partito, la Spd, escono duramente sconfitti secondo i primi exit poll della tv Ard in Germania. Soprattutto, vengono superati per la prima volta dall’estrema destra dell’Afd (16,5 per cento) che diventa il secondo partito. Per la Germania, è un risultato che potrebbe essere un terremoto politico.
I risultati delle Europee, in diretta
Secondo i rilevamenti, la Spd non è riuscita nella rimonta e si ferma tra il 14 e il 15 per cento: è il peggior risultato, tra elezioni europee e nazionali, dello storico partito della sinistra tedesco. Sotto le attese anche i Verdi (12 per cento), che hanno quasi dimezzato i consensi di cinque anni fa quando furono la grande novità. Galleggiano sul 5 per cento i liberali (Fdp). Tutti i partiti della maggioranza, unendo i voti, superano di poco il 30 per cento dei consensi. La neonata sinistra populista di Sahra Wagenknecht è al 5,5%.
Per questo, i grandi rivali della Spd, i popolari Cdu/Csu registrano una vittoria netta: il 29,5 per cento combinato (la Cdu è alleata da sempre con la gemella bavarese Csu) è leggermente migliore dell’ultimo voto di cinque anni fa, e mostra chiaramente quale è adesso la proporzione delle forze nel Paese. È difficile immaginare che non provino da subito a passare all’incasso.
Ma il dato veramente dirompente è l’ascesa dell’Afd, l’Alternative für Deutschland. Sono primo partito in tutti i Land della Germania dell’Est (Berlino esclusa). Gli scandali di questi ultimi mesi — l’aver ricevuto soldi dalla Russia e dalla Cina, aver avuto tra i collaboratori dei candidati di punta spie al servizio effettivo di Pechino, i due capilista a cui per i troppi scandali era stato proibito dal partito di fare campagna elettorale — non hanno intaccato i loro consensi. Se c’è stata una mobilitazione nella società contro le loro uscite razziste o che occhieggiavano al nazismo — che in parte hanno eroso il consenso, che sei mesi si attestava al 22 per cento — bisogna rilevare che per la prima volta una parte consistente dell’elettorato tedesco (1 su 6) ha scelto loro. E questo, nella Germania di qualche anno fa e di Angela Merkel, era impensabile. Le forze che si pensava non potessero attecchire in Germania visto il passato nazista, hanno preso il largo anche qui. Incanalando parte del dissenso di un Paese che negli ultimi due anni, economicamente, si è fermato.
Quali le conseguenze di questo voto? Può avere ripercussioni interne? È difficile dirlo. Ma lo scenario che avrebbe indebolito fortemente il cancelliere si è verificato. Se la Cdu ora inizierà un forcing per mettere fine al governo, si vedrà nelle prossime settimane. Il grande vincitore — della politica tradizionale — è il 69enne Friedrich Merz. E potrebbe essere tentato di stringere i tempi per mandare Scholz a casa: l’ambizione non gli manca, e così una certa fretta. Al momento, non ha rivali interni per la carica di cancelliere.
Le altre conseguenze si avranno a Bruxelles. Uno Scholz così indebolito difficilmente avrà una buona mano per dettare le nomine. Né le dovrebbe avere Macron. L’asse franco-tedesco avrà poco margine di manovra. Sembra, paradossalmente, che ne abbia di più Friedrich Merz, l’azionista di maggioranza dei popolari europei. E Ursula von der Leyen è, appunto, un membro del suo partito.