Lo sbarco in Normandia: due documentari per ricordare
L'immagine più tragica che colpisce sono le migliaia di uomini che hanno perso la vita
Il 6 giugno 1944 le forze alleate, composte principalmente dagli eserciti statunitensi, britannici e canadesi (ma c’è da includere anche l’appoggio navale, aereo o terrestre di Australia, Belgio, Repubblica Ceca, Olanda, Francia, Grecia, Nuova Zelanda, Norvegia, Rhodesia e Polonia) diedero vita a una delle più celebri e imponenti operazioni militari della storia, lo sbarco in Normandia: all’alba del D-Day, 160.000 soldati vennero impiegati per sbarcare sulla costa francese o paracadutarsi nel territorio occupato dai nazisti.
Il successo dell’operazione consentì di conquistare in rapida successione Carentan, Cherbourg e Le Mans, fino alla liberazione di Parigi, avvenuta nel 25 agosto 1944. Ho seguito in particolare due documentari: «Inside D-Day» di Thibaut Martin su La7 e «D-day: lo sbarco in Normandia» di Robin Bicknell, in onda su History Channel.
L’immagine più tragica che colpisce, al li là della retorica dello sbarco, sono le migliaia di uomini che persero la vita. Innumerevoli foto e centinaia di ore di filmati documentano i feroci combattimenti e lo straordinario coraggio dei soldati, in quel fatidico giorno e nelle settimane successive. Sapevano che potevano morire ma non si sono risparmiati. Quei soldati sono morti per noi, per liberarci dal giogo della dittatura nazifascista.
Per questo, la dichiarazione congiunta sottoscritta dai leader di tutti i 19 Paesi che hanno ricordato l’anniversario assume un particolare valore di fronte ai nuovi scenari di guerra: «Gli ideali, i valori e i principi per cui hanno combattuto chi liberò l’Europa 80 anni fa sono nuovamente sotto attacco diretto nel continente europeo. Dinanzi ad una guerra di aggressione illegittima, i nostri Paesi riaffermano la loro adesione congiunta a questi valori fondamentali».
Guardando quelle immagini non possiamo non chiederci: ma noi siamo degni di quei soldati morti per la nostra libertà?
Non proviamo un po’ di vergogna quando i dirigenti nazionali dell’Anpi fanno appelli generici contro la guerra, pensando che la principale giustificazione dell’invasione russa consiste nella ridicola teoria della de-nazificazione?