Pisa, manganellate sugli studenti. L’opposizione: clima di repressione

«Eravamo meno di 150, senza fumogeni, quasi tutti minorenni. La polizia ci ha chiuso su tutti i lati. Un ragazzo che teneva uno striscione in prima fila è stato preso per le spalle. Gli agenti erano in assetto antisommossa, noi avevamo le mani alzate, loro gridavano “Caricate!”. Nessuno di noi aveva provato a sfondare, stavamo camminando. Volevamo solo manifestare», racconta una studentessa. A Pisa l’appuntamento del presidio pro Palestina era alle 9.30 in piazza Dante. La manifestazione, cui partecipavano per lo più minorenni, è stata caricata a colpi di manganello dalla polizia ed è finita con mani rotte e teste sanguinanti. Tredici i feriti, otto minorenni al pronto soccorso pediatrico, cinque maggiorenni tra cui un poliziotto.

Il corteo “tappato”

Il corteo degli studenti di licei e atenei pisani si è mosso da piazza Dante e ha attraversato via di san Frediano, una stradina stretta che si apre su piazza dei Cavalieri, dove ha sede la Normale. I ragazzi sono stati bloccati dopo trecento metri, con il corteo tappato da un cellulare della polizia e dagli agenti in tenuta antisommossa davanti al liceo artistico Russoli. «Alla prima carica il corteo è rimasto fermo, alla seconda ha indietreggiato parecchio. Nonostante tutto, hanno proseguito», racconta una giovane presente. «Un agente rideva davanti al volto insanguinato di una minore. Anche i soccorsi sono stati intralciati, non hanno fatto passare l’ambulanza, ma solo alcuni medici». «I ragazzi non potevano scappare, perché chiusi dai carabinieri in assetto antisommossa», sottolinea un docente del Russoli autore, insieme ai suoi colleghi, di una lettera indignata contro chi ha gestito l’ordine pubblico in città.

La questura: “Manifestazione non autorizzata”

«Il corteo a Pisa non era autorizzato», ha detto il questore Sebastiano Salvo, spiegando che la tensione è nata «da un contatto fisico tra alcuni manifestanti e i poliziotti che impedivano l’accesso alla piazza dei Cavalieri». Inoltre «le forze dell’ordine ne sono venute a conoscenza solo attraverso i social e pertanto, a differenza di altre circostanze analoghe, è mancata l’interlocuzione con i rappresentanti dei promotori». Aspra la risposta del presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo: «L’Italia non può essere lo Stato in cui, nel 2024, per fermare degli studenti adolescenti si utilizzano i manganelli e la violenza e non può essere una giustificazione il fatto che il corteo non fosse autorizzato».

Tace per ora il ministro Piantedosi (che appena due giorni fa, al question time della Camera, aveva negato «un disegno del governo per reprimere il dissenso e che questo disegno sia eseguito dalle forze di polizia»), e tocca al dipartimento della Pubblica sicurezza del Viminale ribadire di essere «da sempre proteso a garantire il massimo esercizio della libertà di manifestazione e nel contempo ad assicurare la tutela degli obiettivi sensibili». Per la ministra dell’Università Annamaria Bernini, «gli studenti possono manifestare liberamente fino a che non rendono loro stessi impossibile mantenere l’ordine».

Le opposizioni: “Clima di repreessione”

Insorgono, compatte, le opposizioni. La segretaria del Pd Elly Schlein definisce «inaccettabile» quanto accaduto a Pisa, «studenti e studentesse intrappolati in un vicolo e caricati a manganellate dalla polizia. Presentiamo subito un’interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi, affinché chiarisca. C’è un clima di repressione che abbiamo già contestato in Parlamento». Sulla stessa lunghezza d’onda il leader M5S, Giuseppe Conte: «Ancora una volta manganellate contro chi protesta per il massacro in corso a Gaza. Stavolta a Pisa, ai danni di studenti, giovanissimi», ha detto Conte, sottolineando le immagini «preoccupanti, non degne del nostro Paese» arrivate dalla Toscana.

Pisa, cariche di polizia su studenti che manifestano per la Palestina

L’indignazione non ha colore. Il sindaco di Pisa Michele Conti, alla guida di una giunta di centrodestra, si è detto «amareggiato come cittadino e come genitore», rivelando di aver ribadito a questore e prefetto «che chiunque dev’essere libero di manifestare liberamente il proprio pensiero, sempre». Per Conti «mai in alcun modo si può usare la violenza per reprimere una manifestazione di ragazzi e ragazze delle superiori». L’Università di Pisa esprime «profonda preoccupazione e sconcerto». Dura la presa di posizione degli altri due atenei pisani, la Normale e la Scuola Sant’Anna: «Come cittadini, genitori, rettori di università, riteniamo che l’uso della violenza sia inammissibile di fronte alla pacifica manifestazione delle idee».

Cinquemila al presidio di protesta

Nel corso della giornata la città è insorta. Oltre cinquemila persone sono scese in piazza in due presidi, uno davanti alla prefettura, l’altro in piazza dei Cavalieri, contro la violenza usata su ragazzi giovanissimi che manifestavano pacificamente.

Intanto, a Firenze, una manifestazione organizzata da collettivi studenteschi e Si Cobas per il “Cessate il fuoco” da piazza Santissima Annunziata si è avvicinata al consolato americano, dove il corteo è stato caricato con un bilancio di 5 feriti, fra cui una 21enne studentessa di Economia che ha rimediato una frattura del naso e un taglio sotto l’occhio. «Ero ferma, defilata, in un corteo pacifico», ha raccontato. Secondo la questura, però, in questo caso le cariche sono scattate quando il corteo ha deviato dal percorso previsto e ha tentato di avvicinarsi al consolato Usa.