Tumore al seno, perché l'attività fisica fa bene anche con metastasi

di  Vera Martinella

Una ricerca presentata al congresso europeo che si apre a Milano: fare movimento aiuta a ridurre dolore e stanchezza, migliora la vita e argina molti effetti collaterali delle cure. Bisogna adattare lo sforzo al singolo paziente

Tumore al seno, perché l'attività fisica fa bene anche quando ci sono metastasi

Fare movimento e non avere chili di troppo si confermano due regole d’oro nella lotta ai tumori. Non solo per tenere alla larga il rischio di ammalarsi, ma anche per avere maggiori possibilità di guarire e, cosa non meno rilevante, per vivere meglio se si ha una neoplasia metastatica. A ribadire quanto l’attività fisica sia uno strumento fondamentale sono gli esperti riuniti a Milano per la Conferenza Europea sul tumore al seno (European Breast Cancer Conference). «Ormai moltissimi studi scientifici, condotti su milioni di persone, hanno dimostrato come praticare regolarmente sport aiuti a prevenire diversi tipi di neoplasie, a guarire più in fretta e a diminuire notevolmente il rischio di ricadute - sottolinea Giuseppe Curigliano,  presidente del comitato nazionale organizzatore del congresso e direttore della Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano -. Gli esiti di una nuova ricerca presentata in apertura del convegno, indicano che prendere parte a un programma di esercizio fisico riduce il dolore e la stanchezza, oltre a migliorare la qualità della vita delle donne con carcinoma mammario metastatico». 

Una potente medicina (sottovalutata)

Un'informazione rilevante anche alla luce dei numeri: sono circa 55.700 i nuovi casi annui in Italia di cancro al seno nelle donne, a cui si aggiungono 1.500 diagnosi negli uomini. Inoltre nel nostro Paese vivono circa 52mila persone con tumore della mammella metastatico, un numero in costante aumento. Sono pazienti che oggi riescono a convivere con la malattia per molti anni, che devono poter essere anche di qualità, svolgendo una vita quanto più possibile «normale». «Lavorare, prendersi cura della famiglia, avere una vita sociale e affettiva, sbrigare le consuete attività quotidiane sono obiettivi concretamente raggiungibili - continua Curigliano, che è anche ordinario di Oncologia Medica all’Università Statale di Milano -. E fare movimento è una "potente medicina" ancora troppo spesso sottovalutata. Affinché il tempo a disposizione dei pazienti non sia solo più lungo, ma anche di buona qualità, è fondamentale che siano prese in carico da un team multidisciplinare nei Centri di senologia (o Breast unit, nelle quali la sopravvivenza è migliore) dove vengono prescritti i trattamenti anticancro più indicati nel singolo caso e valutati i bisogni psicologici e fisici, con un'attenzione specifica anche agli effetti collaterali delle cure».

Ginnastica per arginare gli effetti collaterali

Tutti i trattamenti anticancro possono provocare conseguenze indesiderate durante o immediatamente dopo le terapie, alcune sono molto comuni come: irritazioni cutanee, nausea e vomito, diarrea, infiammazioni del cavo orale, perdita dell’appetito e di peso, gonfiore di braccia o gambe (o linfedema) sono diffusissimi. Molto diffusa e debilitante è poi la fatigue, un complesso di sintomi che porta a una riduzione dell’energia fisica, delle capacità mentali e ha riflessi anche sullo stato psicologico. L’entità del disturbo in parte è soggettiva e in parte dipende da qual è e quanto è «pesante» la cura prescritta al singolo malato, sia che si tratti di radioterapia che di chemioterapia o nuovi farmaci a bersaglio molecolare e immunoterapia (che sono sì meno tossici, ma non scevri da effetti collaterali). È importante parlarne con il medico perché in molti casi esistono rimedi in grado di contrastare questi problemi, anche per quanto riguarda le conseguenze indesiderate della terapia ormonale prescritta a moltissime donne e uomini con cancro al seno. Una ginnastica regolare durante e dopo le terapie può contribuire anche ad arginare alcuni fra i disturbi più frequenti nei pazienti oncologici.

Il nuovo studio

La nuova ricerca, presentata da Anouk Hiensch dell'University Medical Center di Utrecht (Paesi Bassi), ha coinvolto 357 pazienti, in media 55enni, con una carcinoma mammario metastatico. Le donne sono state reclutate in otto Centri oncologici in Germania, Polonia, Spagna, Svezia, Paesi Bassi e Australia: 178 donne (casualmente selezionate) sono state inserite in un programma di esercizio fisico della durata di nove mesi in aggiunta al loro programma di cure, mentre le altre 179 hanno seguito solo il loro percorso terapeutico. Il programma consisteva in un allenamento personalizzato, supervisionato da un fisioterapista o da un esperto di fisiologia sportiva, due volte alla settimana e comprendente esercizi di resistenza, esercizi aerobici e di equilibrio. All’inizio dello studio e dopo tre, sei e nove mesi, i ricercatori hanno chiesto alle pazienti quale fosse il loro livello di stanchezza e la loro qualità di vita, incluso se provassero qualsiasi tipo di dolore. Gli esiti indicano che le partecipanti al programma di attività fisica hanno provato meno fatica e hanno ottenuto una miglior qualità della vita. I miglioramenti più importanti sono stati riscontrati nelle pazienti con meno di 50 anni (ma i benefici sono grandi pure in età più avanzata) e in quelle che provavano dolore all’inizio dello studio.

Adattare lo sforzo al singolo paziente

«C’è molta ricerca sugli effetti dell’esercizio fisico nelle persone con cancro in fase iniziale, sono invece pochi gli studi che si occupano dell’argomento in relazione alle pazienti con malattia in uno stadio più avanzato -commenta Hiensch -. Basandoci su questi risultati, raccomandiamo l’attività fisica sotto la supervisione di esperti come parte cura standard per tutte le pazienti con cancro metastatico della mammella, in particolare per quelle che provano dolore. «È importante che le pazienti con cancro al seno inizino quanto prima un’attività fisica e che non la lascino neanche durante i trattamenti, se possibile. Non meno rilevante è che qualunque tipo di attività sia decisa dal fisiatra in base al tipo di intervento e alle condizioni generali del paziente». In generale, non ci sono limitazioni: si va da attività di meditazione più o meno soft magari con impegno fisico e muscolare ad attività svolte in piscina, in palestra o con un personal trainer, in bicicletta o in canoa. Non si tratta di fare maratone o competizioni, bastano anche brevi passeggiate per chi non può affrontare sforzi, oppure semplici esercizi di rilassamento o di yoga che contribuiscono comunque a migliorare le giornate dei malati sul piano fisico e psicologico. «La ragione di questi benefici sta anche nel fatto che l’attività fisica regolare comporta cambiamenti a livello cerebrale inducendo calma e rilassamento - conclude Curigliano -. Le endorfine che vengono rilasciate durante l’esercizio fisico hanno funzione analgesica ed euforizzante e migliorano lo stato dell’umore. Aumenta l’energia corporea e mentale e così accresce la capacità della persona di far fronte agli eventi. L’attività fisica aumenta la fiducia in sé stessi e l’autostima grazie ai piccoli obiettivi e traguardi che la persona raggiunge giorno dopo giorno. Migliorano anche le funzioni esecutive, la memoria e alla fine migliora la percezione di sé».

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20 marzo 2024

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