La Russia stringe Kharkiv nella morsa: la fuga verso ovest mentre Mosca prepara l'assalto finale

diFrancesco Battistini

Chi è rimasto nei villaggi scappa dalle bombe russe. I comandanti ucraini ammettono: «È difficile resistere»

DAL NOSTRO INVIATO
KIEV - «Sali con noi e cambia vita!», c’è scritto sulla fiancata del pullman rosso della Berthem Tourism, per logo una palma tropicale. A Vovchansk, la vita è finita due giorni fa: una coperta, una borsa di stracci, gli sfollati son tutti vecchi e di più non possono portar via. Salgono in fila, disciplinati. Si siedono, riparati da tendine vermiglie. Partono in silenzio. 

Via dal nulla che è rimasto di Vovchansk, via verso l’ovest, «via dalla morte russa», dice Valeriy Dubskiy, che stringe fra i denti un fiammifero antistress: «Facevo tutti i giorni una coda lunga per l’acqua. Era già dura. Ma così, sotto le bombe, è impossibile». Antonina Kornuta ha un gattone nel trasportino: «Era più spaventato di me». E Vera Rudko: «Mentre bombardano, ti sdrai sul letto e pensi: entro quanto mi ammazzano? Adesso? Fra un’ora?».

È la battaglia dei villaggi. Il portavoce militare Nazar Voloshyn non ama che si parli di «grande offensiva», e la voce che deve portare dall’Ucraina ufficiale è questa: «Il nemico è localizzato, combatte nei villaggi di confine», ovvero è entrato nella regione di Kharkiv e prova a marciare sulla città. 

Quanto è entrato? I satelliti spia fanno parlare gli esperti militari americani di «vantaggi tatticamente significativi». Quattro paesini, forse cinque, sono caduti. E Vovchansk, che aveva 15mila abitanti, è bruciata e sempre più vuota. Lo stesso governo di Kiev dà cifre pesanti, non vuole sentir dire che Putin sta sferrando l’attacco decisivo a est, ma poi non si limita ai nove assalti in 48 ore su Kharkiv ed elenca: i russi hanno compiuto 18 attacchi a Bakhmut e 120 su altre località, 104 sui mille chilometri di fronte, 108 bombardamenti aerei. Lo stesso Volodymyr Zelensky, citando «l’attività offensiva del nemico», esorta i suoi a «riprendere l’iniziativa».

La si chiami grande o piccola, non è facile maneggiare quest’offensiva di metà maggio. «I russi — spiegano fonti militari ucraine — stanno distruggendo i più piccoli paesi di confine per spingere la gente ad andarsene. Quando hai creato il deserto, sarà più facile controllarlo». È la zona cuscinetto di 10 km, la «zona grigia» disegnata sulle mappe militari, che ucraini e russi si contendono da 24 mesi: conquistarla permetterebbe a Putin di mettere in sicurezza le truppe e preparare l’assalto a Kharkiv e a Sumy

Mosca ha mosso almeno duemila uomini, e resistere a quest’onda d’urto è «incredibilmente difficile», ammettono i comandi ucraini. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, dà Kiev «ormai al collasso, ed è per questo che gli europei rischiano il tutto per tutto». 

Il presidente francese Emmanuel Macron torna a dire che «non escludiamo un intervento», il premier polacco Donald Tusk annuncia nuove fortificazioni sul confine bielorusso. «Quel che sta per succedere a Kharkiv — avverte Mikhailo Podolyak, consigliere di Zelensky — è l’ennesima prova che coi russi non si può parlare: si può solo fermarli».

11 maggio 2024

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