Il giudice e i processi non fissati: la richiesta di rettifica di Salvini e la risposta di Ferrarella
Pubblichiamo l'intervento del magistrato dopo l'articolo del «Corriere» dal titolo: «Il giudice Guido Salvini va in pensione, nel suo armadio in Tribunale a Milano la sorpresa: "Lascia 300 processi mai firmati"» e la replica del giornalista
Egregio direttore, con riferimento all’articolo in oggetto, la prego di pubblicare la seguente rettifica:
Nell’articolo si leggono inesattezze, ne cito solo una, che meritano rettifica: l’elenco dei processi è stato redatto regolarmente dalla Cancelleria e messo a disposizione dell’Ufficio il giorno stesso del mio congedo. Ho l’e-mail a disposizione. Peraltro, in tutti gli anni citati ho regolarmente tramesso ai capi degli uffici giudiziari le relazioni sulle pendenze.
Non ho mai ricevuto in questi anni da pm o avvocati difensori, nemmeno di persone offese, richieste di sollecito o lamentele per qualche fascicolo urgente in attesa. Non ho lasciato alcuna misura cautelare pendente, né intercettazioni, né archiviazioni, né sentenze fuori termine e con tutti i processi di rilievo per la collettività o conclusi o fissati. Sono riuscito a concludere il processo Loggia Ungheria con 65 parti civili in fotofinish una settimana prima del congedo.
Ovviamente non si lasciano mai "ruoli zero", fascicoli transitano da chi esce a chi subentra. Ma non sono quelli rilevanti in termini di attualità, pericolosità o di efficacia preventiva, sono quelli destinati a fare poca strada, con le regole introdotte dalla riforma Cartabia. Se il Corriere vuole possiamo esaminare i fascicoli uno a uno e credo che poi dovrebbe scrivere un articolo ben diverso.
Aggiungo che, in termini di numeri, i fascicoli in stand by al Tribunale di Milano sono una quantità enorme, decine di migliaia, se non fosse così non ci sarebbe il Pnrr e gli allarmi continui dei capi ufficio. Ogni pm, senza sua colpa, ha in ufficio anche 1.000 fascicoli. Io in questi anni ne ho chiusi migliaia, solo nel 2022 ho deciso su ben 158 misure cautelari, il numero largamente più alto di tutti.
Certo parlare di Codice rosso ha un forte effetto evocativo. Ma tutti i seri processi di quella categoria, potenzialmente pericolosi, erano già stati fissati o definiti e rimanevano solo vecchi conflitti in famiglia da tempo risolti e a volte da non riaccendere, piccoli episodi datati e accuse a stranieri o persone offese irreperibili, in nessun modo definibili come priorità. Infatti, grazie ad una selezione attenta e intelligente dei singoli casi, in danno di vittime che avevano presentato denunce non è mai successo niente a differenza, purtroppo, di altre sedi giudiziarie.
Guido Salvini
La risposta di Luigi Ferrarella
Di seguito la risposta di Luigi Ferrarella, autore dell'articolo.
Nessuna «inesattezza» da «rettificare» nell’articolo, ma dati sui quali o attesta il falso il provvedimento del Tribunale o dice il falso il giudice Salvini. Infatti il provvedimento sulla riassegnazione di «297 richieste di rinvio a giudizio mai fissate, pervenute dal mese di ottobre 2019 al mese di dicembre 2023», per due terzi risalenti al 2020-2022, e comprendenti 40 fascicoli di «codice rosso» a trattazione prioritaria per legge, afferma che questi dati - emersi dalla cancelleria di Salvini solo il giorno del pensionamento il 12 dicembre 2023 come quantità, e solo il 14 febbraio 2024 come tipologia e qualità dopo che la giudice subentratagli a fine 2023 «non ha ricevuto alcuna relazione sullo stato del ruolo da parte del collega uscente» - non sono i dati «forniti dal dr. Salvini nelle ricognizioni del 16.4.2021, 16.5.2022, 20.10.2022, 29.4.2023», dati che «non presentavano profili patologici tali da esigere si adottassero rimedi di sorta».
In proposito al Corriere risulta (ed era infatti già scritto nell’articolo) che l’ultima comunicazione di Salvini risalisse per la verità a maggio 2023 e dichiarasse 168 richieste di rinvio a giudizio pendenti (senza specificare da quando) e nessuna richiesta di archiviazione, mentre ora i dati dell’Ufficio Gip quantificano invece l’arretrato in «297 richieste di rinvio a giudizio mai fissate, pervenute dal mese di ottobre 2019 al mese di dicembre 2023», per due terzi risalenti al 2020-2022. Più «900 richieste di archiviazione nei confronti di ignoti, 25 opposizioni alle richieste di archiviazione nei confronti di ignoti mai fissate e pervenute a partire dal mese di aprile 2019, 65 opposizioni alle richieste di archiviazione nei confronti di noti mai fissate e pervenute a partire dal mese di febbraio 2019», più 43 fascicoli di altro genere.
Come tipologia, tra le 297 richieste di rinvio a giudizio sono ora segnalate «in particolare 40 richieste di rinvio a giudizio aventi ad oggetto imputazioni per reati in materia di "soggetti deboli"», di cui vengono indicati gli articoli del Codice corrispondenti ai reati di stalking, maltrattamenti familiari, violenza sessuale, pedopornografia, tentato omicidio; «una richiesta di rinvio a giudizio per reati di cui all'art. 416 bis c.p.» (associazione mafiosa); «una richiesta a carico di 8 imputati» per una sfilza di articoli corrispondenti a associazione a delinquere, truffa, corruzione; «una richiesta a carico di 8 imputati (n. 8 faldoni) in materia di stupefacenti; una richiesta a carico di 36 imputati (n. 6 faldoni)» per falso e accesso abusivo a sistema informatico; «una richiesta a carico di 10 imputati» per corruzione; «17 richieste di rinvio a giudizio per reati che sembrano prescritti e/o prossimi alla prescrizione, di cui una relativa a 30 imputati».
Quanto alle valutazioni di tipo invece «qualitativo» proposte da Salvini sull’arretrato, lascio il giudizio ai lettori che le avevano già puntualmente trovate riportate nell’articolo: «Erano fascicoli spesso di stranieri irreperibili o non più attuali, scarti, tutta roba buona per una amnistia».
Infine, essendo io contrario per definizione alle querele per diffamazione, farò grazia al dottor Salvini e non vincerò la facile causa che potrebbe essergli intentata per quanto di offensivo il giudice ha affermato sia nelle note pubblicategli martedì 19 da alcune agenzie di stampa (Ansa e Agi) che pur non avevano e non hanno dato la notizia del provvedimento del Tribunale sul suo arretrato; sia nella mail che con tutta una serie di fantasiose affermazioni ha inviato giovedì a una moltitudine di magistrati, da uno dei quali reinoltrata all’intera mailing list dell’Associazione nazionale magistrati); sia nel suo intervento pubblicato giovedì 21 in prima pagina dal quotidiano Il Dubbio, pure qui tra l’altro scrivendo che «il Corriere si è rifiutato di pubblicare un articolo di questo genere. Non ne dubitavo».
Non solo ho pubblicato già nell’articolo di martedì 19 il punto di vista che avevo chiesto al dottor Salvini nella mail delle ore 15.02 di lunedì e che il dottor Salvini mi aveva dato nella mail delle ore 17.57 di lunedì; non solo nei giorni successivi il dottor Salvini non ha inviato a me alcun ulteriore testo, tantomeno richieste di pubblicazioni; ma soprattutto il direttore del Corriere ha ricevuto soltanto alle 18.52 di mercoledì 20 questa «richiesta di rettifica», che qui pubblichiamo nonostante ecceda la lunghezza entro cui per legge le richieste di rettifica vanno pubblicate nelle 48 ore successive (venerdì 22 marzo in questo caso).
Luigi Ferrarella
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