La grande fuga verso Rafah, “in venti stipati in una stanza oppressi dal boato delle bombe”

RAFAH – Siamo scappati ancora. Dopo una notte e una mattina di bombardamenti senza sosta, abbiamo lasciato Khan Yunis con mia moglie e mia figlia nel primo pomeriggio. Ce ne siamo andati con una macchina che trainava una specie di carretto e le cose che siamo riusciti a prendere, qualche vestito, delle coperte. Ci sono volute tre ore per trovarla, l’abbiamo fatta partire con l’olio da cucina perché non c’è più carburante nella Striscia.